L'intervista
Parigi 2024, Jury Chechi: "Sorte e giudici mi hanno fregato"
Ormai il Signore degli Anelli è diventato una star della televisione: Yuri Chechi ci farà compagnia nei programmi che la Rai dedicherà ogni sera alle Olimpiadi di Parigi. E lo farà con lo stile a cui ci ha abituato, senza paura di cadere nel vuoto come quando stupiva per la leggerezza agli anelli nel corso di quattro edizioni dei Giochi. Anzi di due perchè la sua avventura olimpica è stata una montagna russa di trionfi ma anche di lacrime.
Yuri, quando ripensa alle sue Olimpiadi, cosa prova?
«Un toboga di sensazioni. Gioie grandi ma anche forti delusioni. A Barcellona avevo 23 anni, speravo di fare bene mi ruppi il tendine d’Achille e fui costretto a guardare l’Olimpiade da spettatore. La stessa cosa a Sydney, otto anni dopo: quella volta mi saltò il tendine del bicipite. E fu un dramma, ero in forma».
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In mezzo, però, ecco il diapason di Atlanta 1996, quei volteggi fra gli anelli che la imposero al mondo.
«Ero maturato come atleta, avevo 26 anni ed ero in formissima. In quegli anni vinsi per cinque volte consecutive il Mondiale e feci bene anche agli Europei. Ad Atlanta nacque la leggenda del Signore degli Anelli. Tra l’altro, libro che mi ha sempre affascinato».
Dopo quell’incredibile 1996 ha dovuto aspettare otto anni per un nuovo sorriso olimpico.
«Dopo Sydney mi ero ritirato, ero a pezzi per il secondo infortunio ma per una promessa fatta a papà tornai in palestra. Nel 2004, in Grecia, fui portabandiera della spedizione e ne andavo molto orgoglioso. Gareggiai però senza troppe speranze e demotivato perché mi ero allenato poco a causa delle mie condizioni fisiche. Ma quelle Olimpiadi furono incredibili, accadde l’imponderabile, salii nuovamente sul podio. Vinsi il bronzo ma con un enorme delusione».
Subì un clamoroso furto, vero?
«Avevo 34 anni, ero ovviamente felice per quel bronzo ma allo stesso tempo furente perché i giudici diedero la vittoria e l’oro al greco Tampakos».
Eravamo presenti all’Oaks di Atene e fu vergognoso quello che accadde.
«Dopo le Olimpiadi, la Federazione Internazionale di ginnastica formò una commissione neutra per rivalutare l’esercizio e risultò evidente che l’oro spettava a me. Ma ormai la frittata era stata fatta».
Oggi non sarebbe andata così?
«Ci sono controlli tecnologici che stanno diventando sempre più raffinati e una roba del genere, possibile vent’anni fa, sta diventando sempre più inconcepibile».
Lei poteva essere l’unico ginnasta azzurro a vincere due medaglie d’oro agli anelli, ci pensa?
«È andata così. Almeno ho eguagliato Francesco Martino, un grande ginnasta italiano che nel 1924 vinse le prime Olimpiadi di Parigi».
Parigi 2024: emozioni?
«Come sempre quando iniziano i Giochi. Mi piace l’idea che si gareggi in Europa e non in un altro continente con orari sfalsati. Poi il Covid è un lontano ricordo, gli stadi di Tokyo senza pubblico sono stati una gran tristezza».
Speranze di medaglie per l’Italia?
«Intanto portiamo 17 ginnasti qualificati ai Giochi, il che è un risultato eccezionale. Poi torna la squadra maschile dopo 12 anni di assenza e il podio è possibile. Senza Russia e Bielorussia ci saranno circostanze favorevoli e corridoi giusti per arrivare a medaglia».
Gli esercizi nei quali possiamo strapparla? C’è un Yuri Chechi che può farci sognare?
«Alla sbarra ha buonissime possibilità Yumin Abbadini, nel corpo libero Nicola Bartolini e Lorenzo Casali. Penso che sorprenderanno».
Esaminiamo il settore femminile: difficile una medaglia senza Vanessa Ferrari che, per un infortunio, salterà la quinta Olimpiade?
«Vedo bene la gara a squadre: con Esposito e D’Amato possiamo arrivare a una medaglia. Nella ritmica siamo al top: con Sofia Raffaeli e le Farfalle l’oro è più che possibile. Ci punto».
A Parigi rivedremo anche Simon Biles, la sua è una storia che fa riflettere.
«Simon è una campionessa formidabile e il video di Tokyo nel quale raccontò sinceramente di soffrire blocchi mentali che le impedivano determinati esercizi, fu toccante. Rivederla in pedana a Parigi sarà un bel messaggio, so bene come contino i giochi della nostra mente nei Giochi con la ‘g’ maiuscola».