Grandi italiani ai Giochi

Parigi 2024, Larissa Iapichino in scia a mamma Fiona May: pronta a volare

Claudio Savelli

Non è facile essere “figlia di Fiona May”. Essere “figlia di Fiona May” e fare pure lo stesso identico sport... può assomigliare a un incubo. Il paradosso è che Larissa Iapichino ha scelto in autonomia di saltare in lungo. E lo ha fatto dopo aver semplicemente provato. Fin dai primi salti, il codice genetico faceva la ola e produceva felicità. A Larissa veniva naturale, si sentiva forte, apprezzata, viva. Per questo ha continuato, per questo si è messa d’mpegno per saltare più in lungo che poteva, più lontana possibile dal nome di mamma ma non da mamma, con la quale va d’amore e d’accordo - e non è scontato in una storia di emulazione professionale di questo tipo.

«Io la invitavo a fare altro. E, se proprio, le dicevo: non saltare, piuttosto corri!», ha raccontato Fiona May. Invece Larissa, cocciuta e determinata, da qualcuno deve aver pure preso e ha fatto il contrario, la cosa più difficile, la stessa di una mamma campionessa.Per un po’ l’atletica la fa rabbrividire, infatti preferisce la ginnastica. «In famiglia erano tutti atleti» e «in casa non si parlava d’altro», che due “cosiddetti” devono venirti... È facile pensare di prendere altre strade, di darsi all’ippica, di fare la cosa più lontana che esista dal correre e saltare. Invece Larissa assiste a un meeting di Montecarlo e cambia idea, rapita dall’atmosfera allo stadio che con le gare di atletica, va detto, è davvero particolare. Anche papà saltava, già: ora 55enne, Gianni Iapichino è un ex astista e multiplista italiano.

 

 

Infatti Larissa, quando prova l’atletica, opta per la corsa a ostacoli che ancora oggi definisce «il suo primo amore». Da quella al salto... il salto è stato automatico. «Avevo giurato a Fiona che non avrei allenato le nostre figlie (c’è anche Anastasia, la più piccola, a cui piacciono tennis e calcio, ndr). Mi sono prodigato nel trovare a Larissa un sistema che le permettesse di stare tranquilla senza l’influenza del padre o della madre. Poi, a un certo punto, lei ha deciso di cambiare allenatore e ha chiesto a me. Non me l’aspettavo», racconta “babbo” Gianni, come lo chiama la figliola fiorentina doc. Il babbo ha accettato e ora i salti di Iapichino sono una questione di famiglia, con Fiona che resta sullo sfondo, brava a non invadere mai il raggio d’azione di Larissa.

La figlia prodiga ha solo 22 anni. “Solo” perché il suo nome associato alla parola “predestinata” gira da tempo, da almeno 6 anni. Quando ne ha 16, durante il campionato italiano allievi 2019 di Agropoli, Larissa salta 6,64 metri e firma una delle dieci migliori prestazioni italiane di sempre. Due giorni prima di compierne 18, nel meeting del luglio 2020 a Savona, salta 6,80, seconda miglior prestazione italiana di sempre dopo quella di... sua mamma. Il febbraio successivo vola a 6,91, eguagliando il primato al coperto di Fiona May e firmando il nuovo record mondiale under 20. Ottiene il pass per le Olimpiadi di Tokyo che sembrano anche esserle favorevoli, visto che slittano per la pandemia e le concedono un anno in più per formarsi, ma deve rinunciare per una distrazione del legamento deltoideo del piede di stacco. Non era destino. Tempo al tempo.

Da quel momento Parigi (-6 alla cerimonia di apertura in programma venerdì prossimo lungo una Senna già blindata) si materializza nella mente di Larissa. Ma non diventa un’ossessione. La ragazza ha metodo, si sveglia sempre alle 7.30, fa colazione, studia, fisioterapia o osteopatia, pranzo, allenamento. Così cinque volte a settimana con il weekend sempre libero, perché stressarsi è utile solo a rovinare mente e muscoli. E poi, da grande lettrice («Mi rilassa, altrimenti guardo serie tv o esco per andare al cinema») è diventata brava a isolarsi, a farsi i fatti suoi. D’altronde l’attenzione addosso ce l’ha da sempre, non solo ora che è una atleta internazionale.

Dannata quella pubblicità delle merendine girata quando aveva 4 anni e ancora oggi oggetto di domande da parte di giornalisti e fan poco sensibili. «Mi vergognavo da morire», ha spiegato Larissa. Ora riesce a tenere sempre un basso profilo nonostante l’atletica italiana si stia gonfiando di talento e vittorie ogni volta che scende in pista. Di tutte le medaglie conquistate dall’atletica azzurra negli Europei di Roma di un mese fa, quella di Iapichino è forse la meno chiacchierata. Ce ne siamo quasi dimenticati nonostante lei sia la «figlia di Fiona May» che sembra forte come Fiona May. E questo è un merito di Larissa, ragazza intelligente e consapevole che di pressione ne ha abbastanza. Quell’argento arriva con la misura di 6,94 m, un centimetro in meno del personale outdoor e inferiore solo all’imbattibile tedesca Malaika Mihambo, campionessa olimpica e mondiale in carica. A Parigi la situazione sarà simile, una medaglia alla portata ma l’oro precluso da un’aliena. L’obiettivo, però, è «uscire dalla pedana con il sorriso perché vorrà dire che avrò dato tutto». Questo hanno insegnato mamma Fiona e babbo Gianni. E questo insegna Larissa Iapichino a tutti noi.