Polemiche surreali

Marco Materazzi e il sindaco finisce a insulti: la lite diventa un caso

Luca Puccini

Tempi moderni. I social, il pallone. Il pallone sui social. E le relative polemiche che non risparmiano nessuno: nemmeno i sindaci di provincia, nemmeno i campioni di Germania 2006. Da una parte Marco Materazzi: 41 presenze in nazionale (quella nazionale là, quella del cielo-azzurro-sopra-Berlino), due goal che per un difensore son tanta roba, soprannome sul campo Matrix, cinque campionati consecutivi con lo scudetto appuntato sulla maglia dell’Inter e una carriera come allenatore avviata in India. Dall’altra Stefano Vescovi, il cui nome non dirà niente a tanti: giovane, 36 anni, barba rossiccia e occhiali, da poche settimane sindaco di Vezzano sul Crostolo, che è un paesino piccino picciò in provincia di Reggio Emilia, fa poco più di 4mila abitanti ed è uno di quelli più colpiti dall’ondata di maltempo, eletto con una lista civica che ha avuto il benestare anche della costola locale del Pd. C'entra niente, però, adesso la politica. C'entra il calcio e allora sì che le cose, in Italia, diventano serie. Antefatto. Ci sono i mondiali. Quelli attuali, però. Quelli dell'Italia che perde con la Svizzera. E Materazzi pubblica sulla sua pagina Instagram un piccolo video: una foto scattata assieme a Gianluigi Buffone Gianluca Zambrotta, i tre sono tornati nello stadio berlinese che li ha incoronati con la coppa d'oro, lo sfondo è quel "popopopo" che diciotto anni fa abbiamo cantato tutti. Subito dopo la pubblicazione arrivano i commenti.

Fatto. Tra questi ce n'è uno che viene da Vezzano. Lo scrive il sindaco in persona che, tuttavia, usa i suoi account personali, mica quelli del Comune, che sarebbe persino una cosa impropria. «Vergogna del calcio italiano. Miracolato». Cinque parole. Un concetto semplice, a Vescovi Materazzi piace no, il che sarebbe anche legittimo, de gustibus e di tifoserie. Cose che capitano. Tra l'altro non è l'unico. Epperò è l'unico a cui Matrix decide di rispondere. Pubblicamente. Con una story (una clip, un piccolo video, condiviso tra i suoi 1,1 milione di followers) pubblica. E si scatena il finimondo 2.0. «Ho fatto una foto, l'ho postata e un individuo mi scrive cose senza senso e, per di più non inerenti, alla nazionale italiana», attacca l'ex difensore che non si accontenta di qualche battuta, va a spulciare i post di Vescovi, «cerco di capire la sua infelicità», allega una foto in cui il primo cittadini era a Berlino, ancora una volta 'sto benedetto Olympiastadion sullo sfondo, per una finale di Champions della Juve, «ebbene sì, è un sindaco in carica: scusate, di solito nemmeno li considero, ma uno che dovrebbe far bene alla comunità va premiato», termina la ripresa la faccina di un pagliaccio.

 

 

Conseguenza (ché fin qui è una mezza barzelletta specchio di un Paese che vive più in area di rigore che nella realtà). I contatti di Vescovi sono presi d'assalto da fan, leoni da tastiera, soliti megalomani del www, che lo insultano, lo aggrediscono (verbalmente), lo minacciano, minacciano di morte persino la sua famiglia, lo infangano e lo offendono. Un fiume di commenti, con migliaia di reazioni scomposte, su Instagram e su Facebook. Al punto che Meta, la società di Mark Zuckerberg che è proprietaria di entrambe le piattaforme, gli sospende temporaneamente gli account personali con la motivazione che l'elevatissimo flusso di ingiurie è davvero poco gestibile. Il che non significa che l'azienda non li stia raccogliendo, questi messaggi d'odio. Ma almeno, al momento, cerca di bloccarli.

E se al sindaco di Vezzano arrivano anche dichiarazioni di segno opposto (cioè di solidarietà), su altri canali e spesso da colleghi e cittadini in carne e ossa; lui stesso fa sapere che «il mio commento era ante partita e riguarda un video in cui vedevo Materazzi in tutti i suoi atteggiamenti storici, calci, pugni e offese, interventi da galera. Lui non è un esempio, il mio messaggio era questo. Detto ciò l'utilizzo mio superficiale dei social è certamente un errore» e Materazzi sulle pagine de Il resto del Carlino replica: «Quello che dovevo dire l'ho detto. Ha ricevuto tante minacce di morte? Problema suo, poteva pensarci prima. Io non ho fatto niente di male. Quello che ha scritto lui è da meno? Io non ho minacciato nessuno. Quel sindaco faccia un comunicato dove si vergogna di quello che ha fatto e chieda scusa».