Dopo la vittoria dell'oro

Tamberi, da Mattarella con la bandiera sporca di sangue: ecco perché

Presentarsi, con grande coraggio, di fronte al presidente Sergio Mattarella dopo aver vinto la medaglia d’oro agli Europei di atletica di Roma, in programma allo Stadio Olimpico. Gianmarco Tamberi lo ha fatto dopo aver vinto il suo terzo titolo continentale, il quarto totale compreso uno al coperto, con la misura di 2.37, la migliore al mondo nel 2024. La scena surreale è che Gimbo si è poi presentato davanti al Capo dello Stato con la bandiera sporca di macchie di sangue: ”Andremo a Parigi con la voglia di spaccare tutto — le sue parole alla Rai — Questa sera avevo la bandiera sporca di sangue, significa che lotteremo fino all'ultimo, vi assicuro che lo faranno tutti gli atleti”. Per poi aggiungere: "Siamo una squadra fortissima, spero che l'atletica possa portare a tutto lo sport italiano quella forza che abbiamo — aggiunge — Questa Italia è incredibile, quello che è cambiata è la testa. I ragazzi scendono con la voglia di raggiungere il proprio obiettivo e non con la paura di fallire. Adesso li vedi che scendono in pedana con gli occhi pieni di sogni".

Dopo aver ricevuto la medaglia al collo, Tamberi è corso in tribuna e ha abbracciato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Tra i due anche un breve scambio di battute, prima del saluto al ministro Andrea Abodi, al presidente del Coni Giovanni Malagò e l'abbraccio al numero uno della Fidal Stefano Mei. L’anconetano, però, si era già fatto notare prima della gara, quando ha esaltato la folla al suo ingresso sulla pista ed è arrivato di fronte alla tribuna d’onore, cercando con lo sguardo il Presidente della Repubblica, per poi lasciarsi andare a un inchino. Dopo aver effettuato l'ultimo salto, Gimbo si è lasciato andare sulla pista, trascinandosi nella zona dove ha il suo equipaggiamento: per un attimo c'è stata grande tensione tra il pubblico e gli osservatori a casa, che avevano temuto per un infortunio ma qualche secondo più tardi si è alzato in piedi con una scarpa in mano dalla quale uscivano decine di molle.