L'intervista
Milan, Sacchi duro sulla scelta di Fonseca: "Hanno sbagliato, ecco chi avrei preso"
Esiste un calcio pre e dopo Arrigo Sacchi. Un uomo che ha scritto la storia dello sport, rivoluzionando il ruolo dell’allenatore e la filosofia calcistica di mezza Europa. Tanto che alcuni dei più importanti tecnici a livello mondiale hanno detto in più occasioni di essersi ispirati a lui: da Guardiola ad Ancelotti passando per Klopp, Pochettino e Sarri, tanto per citarne alcuni. Chi meglio del Vate di Fusignano per analizzare l’attuale momento della Serie A.
Partiamo dalla Vecchia Signora: Giuntoli punta su Thiago Motta. È la scelta giusta?
«Dico di sì. Thiago mi piace molto. È stato un bravo giocatore e diventerà un ottimo allenatore. A Bologna ha fatto benissimo. È uno stratega in un paese dominato dai tattici che giocano sulla difensiva e sugli errori degli altri. La Juventus ha sempre avuto allenatore tattici, con Thiago ci sarà una svolta sul piano del gioco e delle idee».
Quali sono gli allenatori tattici?
«Quelli che ti fanno spendere tanti soldi perché non credono nel gioco e nel collettivo, perciò vogliono solo i migliori giocatori ruolo per ruolo per sopperire alla mancanza di idee. I tattici fanno un gioco che non è un vero gioco. Il calcio è uno sport offensivo e di squadra che i tattici hanno tramutato in individuale e difensivo».
I tifosi del Milan sono scontenti per l’arrivo di Fonseca.
«Fonseca l’ho un po’ perso di vista negli ultimi anni, quindi preferisco non entrare nello specifico. Speriamo che al Milan si riveli uno stratega, anche semi sembra più un tattico. Certamente non è un nome a cui avrei pensato».
Chi avrebbe visto bene sulla panchina rossonera?
«De Zerbi. Un ragazzo che ha sempre fatto bene ovunque è stato. Sarebbe stato l’allenatore ideale per il Milan. Roberto è uno dei migliori tecnici in circolazione. Le svelo una cosa: lo stimavo talmente tanto che 5 anni fa lo aiutai ad andare al Sassuolo, segnalandolo a Carnevali».
Gasperini ha reso l’Atalanta una grande a livello internazionale. È il miglior tecnico italiano?
«Sicuramente è uno dei migliori al mondo. Quest’anno menziono anche Inzaghi tra i top. Simone si è evoluto tanto, diventando sempre più uno stratega. Il salto di qualità fatto dall’Inter sul piano del gioco è sotto gli occhi di tutti».
Il Bologna pensa a Italiano e Sarri. Chi è più adatto?
«Vedo bene entrambi. Vincenzo mi piace molto: peccato solo per le finali perse, ma ha fatto un grande percorso. Sarri ha bisogno di un club che lo supporti. Le racconto un aneddoto...».
Prego.
«Quando andò alla Juve, gli dissi che sbagliava perché non era il club adatto a lui e avrebbe trovato tanti giocatori non adatti alla sua strategia di calcio. Purtroppo i fatti mi hanno dato ragione».
Un allenatore emergente che meriterebbe maggior considerazione?
«Faccio il nome di Baroni: ha compiuto un miracolo col Verona, giocando bene e salvando la squadra nonostante gli avessero venduto tutti a gennaio. In B c’è Vanoli: lo conosco bene. Quando ero responsabile delle nazionali giovanili, Paolo faceva il ct dell’Under 17. Vanoli è un allenatore che cerca di fare le cose bene, ha conoscenza. Il calcio a grandi livelli, infatti, richiede grande conoscenza: senza quella non c’è coraggio e innovazione».
Il suo discepolo Ancelotti è il miglior allenatore al mondo?
«Lo è certamente insieme a Guardiola. Carlo è la migliore persona nel mondo del calcio. Qualità migliori? La grande conoscenza del gioco e il fatto che sia una persona seria e di grande generosità».
Come vede la Nazionale a Euro 2024?
«Spalletti ha compiuto un capolavoro nell’anno in cui il Napoli aveva venduto tutti i giocatori più famosi. Vincere lo Scudetto dominando è stato qualcosa di speciale. Il suo Napoli non sembrava una squadra italiana. L’attaccante oggi è il primo difensore e i difensori devono essere i primi attaccanti».
Può replicare il modello Napoli in Nazionale?
«Il nostro calcio è basato sui soldi e sulla qualità del singolo, diventa difficile per un allenatore, seppur molto bravo come lui, dare un gioco in poco tempo. Come può farcela in soli 3 allenamenti?».
Quali sono i mali del calcio?
«Siamo come viviamo e viviamo male. Il nostro ormai è un paese difficile e forse anche impossibile. In Italia si cerca di fare le cose dove si guadagna di più invece che bene e nella maniera giusta».
Infine una curiosità: c’è un giocatore della Serie A che le piacerebbe allenare?
«Marcus Thuram. Il francese mi ha colpito molto quest’anno per generosità, forza e voglia di migliorarsi. Ho allenato suo padre Lillian a Parma: un fenomeno come giocatore e una persona intelligentissima».