Nerazzuri

Inter, la festa col dubbio: che cosa rischia la società (si muove Marotta)

Claudio Savelli

 La domenica dell’Inter è fatta di festa, di calcio, di gioco e di tifosi. Insomma, di tutto tranne che di novità sul fronte societario. E se non ci sono novità, vuol dire che prende forma la notizia di questi giorni: domani mattina, il club passerà dalle mani di Suning, colosso retail cinese, a quelle di Oaktree, fondo di investimenti californiano. All’apparenza cambia tutto, nei fatti non cambierà nulla.

Se la lettera di Steven Zhang auspicava una soluzione last-minute con Oaktree, sarebbe dovuta essere di diverso tenore. Non si può accusare qualcuno e contemporaneamente chiedere che si ammorbidisca. Non ha senso. Infatti la nota di Zhang era piuttosto una lettera d’addio all’Inter e ai suoi tifosi. Della serie: io ho fatto del mio meglio per trovare un accordo e restare ma non è stato possibile per colpa di altri, dunque vogliatemi bene e ricordatemi come un buon presidente. Steven Zhang lo è (stato), non solo perché è il secondo più vincente nella storia del club al pari di Angelo Moratti (7 trofei divisi in 2 scudetti, 2 Coppa Italia, 3 Supercoppa italiana in 6 anni di presidenza) ma soprattutto perché ha saputo delegare ad una dirigenza forte almeno quanto la squadra. E, dato l’ormai probabile passaggio di proprietà, il trofeo più importante è il lascito.

 

 



GRANDE COLPO
Ecco, a meno di miracoli nella giornata di oggi, Zhang lascerà un’Inter in festa. È crudele che l’addio si consumi con il presidente impossibilitato al rientro in Italia per altre faccende personali nel momento in cui la società celebra la seconda stella con oltre 700 invitati al Castello Sforzesco. In secondo luogo, lascerà un’Inter «molto solida», senza «alcun tipo di problema». Così la descrive Beppe Marotta, ovvero il più grande colpo di Steven Zhang durante la sua reggenza. Perché è stato il presidente a chiamarlo non appena divorziò dalla Juventus e a convincerlo a sposare la causa nerazzurra, è stato il presidente a delegare a Marotta la gestione del club, è stato il presidente a rinnovargli il contratto fino al 2027 giusto pochi mesi fa, probabilmente quando ha iniziato a dubitare della possibilità di rifinanziare il prestito.

Marotta garantisce che il futuro dell’Inter è in buone mani perché queste mani sono quelle della dirigenza. Una dirigenza che nessun nuovo proprietario dotato di senno toccherebbe. «Oaktree? La questione riguarda gli azionisti», spiega l’ad nerazzurro prima di Inter-Lazio. «Quello che avviene sopra la nostra testa non ci riguarda, portiamo rispetto. Finora l’azionista è la famiglia Zhang e hanno dimostrato con i fatti di amare l’Inter. Festeggeremo facendoci scivolare addosso le critiche delle cattive persone». Con queste parole Marotta spiega che la proprietà e la gestione sono due cose separate, che non si influenzano e non si influenzeranno con Oaktree. Fa capire che da tempo la dirigenza gestisce il club a prescindere da chi lo detiene, e così sarà. «I tifosi possono assolutamente stare tranquilli. Noi siamo una bella società, una bella realtà. Non c’è alcuna preoccupazione, soprattutto dal punto di vista finanziario. Siamo una società virtuosa e sfido chiunque a controllare i nostri conti». Poi, tra le righe, invita i possibili futuri proprietari ad avere anche solo una porzione «dell’amore che la famiglia Zhang ha per la società e i tifosi».

Le parole di Marotta precedono una coreografia celebrativa che fa il giro del Meazza e farà il giro del mondo, per quanto è meravigliosa. I giocatori nerazzurri ne sono incantati, quelli della Lazio galvanizzati. Così Thuram fallisce un’occasione facile in apertura mentre Castellanos segna, ma partendo da una posizione di fuorigioco. L’Inter non gioca male ma è meno intensa della Lazio, sempre più organizzata nel pressing. Al 33’ Kamada trasforma una riconquista nel gol del momentaneo vantaggio per la Lazio. Nella ripresa l’Inter alza i giri del motore di quel poco che basta per evitare la sconfitta nella giornata di festa. Il pareggio arriva all’87’ ed è firmato Dumfries, che esultando rivolge un saluto alla curva, come se fosse certo di essere ceduto. L’olandese può salutare il pubblico, al contrario di Zhang. Ma gli interisti sono attenti e riconoscenti: pochi minuti prima del pareggio era infatti comparso uno striscione con scritto "Grazie Steven". Anche Inzaghi a fine partita lo ringrazierà a livello personale. Viene montato il palco, Lautaro alza la coppa e iniziano le danze, le ennesime. Si canta e si festeggia. Nel 2016, Suning ha preso un’Inter triste. Domani, con ogni probabilità, lascerà un’Inter incredibilmente felice.