Ricordo
Ayrton Senna, la rivelazione di Martini: "Era furioso prima del suo ultimo Gp"
Pubblichiamo l'intervista di Libero a Pierluigi Martini pubblicata domenica 19 maggio, poche ore prima il Gp dell'Emilia Romagna a Imola.
Il Santerno è parte del suo cuore, da imolese doc. E oggi in gara per la Red Bull non sarà facile, come crede l’ex Minardi Pierluigi Martini, 63 anni. Anche per la McLaren e la Ferrari ci sono infatti possibilità. Anche se in difficoltà, è sempre il solito Verstappen...
«Dimostra il fenomeno quale è. Con un’auto nervosa per tutto il venerdì, è riuscito a trovare il setup giusto e a metterla davanti a tutti, di prepotenza. Per la prima volta in stagione non è un weekend facile per lui. Fa molto riflettere anche il gap nei confronti di Pérez (11°, ndr), lontano cinque decimi nel Q2».
Per la vittoria c’è anche la McLaren?
«È in grande crescita dopo gli aggiornamenti portati in Cina e Miami. Conterà molto chi starà davanti al primo giro. Sarà una gara dai distacchi molto ravvicinati».
La Ferrari è la vera delusa?
«Mi aspettavo la pole, ancora una volta è mancata nel Q1 come in altri GP di stagione. Però gli aggiornamenti funzionano e i piloti sono soddisfatti. Sarà battaglia fino alla fine».
Imola per lei è la gara di casa, che ricordi ha in mente?
«Quando venivo da bambino a vedere le gare con mio nonno Giuseppe, ma anche la prima gara di kart fatta in un circuito preparato lungo il rettilineo. Poi a quattro-cinque anni, sempre con nonno, salivo sulle impalcature lungo il rettilineo e guardavo mio padre e mio zio Giancarlo correre. Ma ricordo persino la 500 chilometri, vista alla Tosa. Quel giorno pioveva e ci inzuppammo, c’erano le balle di paglia, usate come protezioni, arrivate fino in pista per colpa dell’acqua. Non dimentico neanche il quarto posto con la Minardi nel 1991 e la frattura nell’uscita dell’anno precedente».
In quel maledetto ’94 andò tutto storto e morì il suo amico Senna.
«Venne ammonito dalla Fia per essere andato alla Tosa il giorno precedente, nel botto che ha portato alla morte Ratzenberger. Era furioso, venne da me dopo il briefing pre-gara e mi disse: “Dopo la corsa io te, Berger e Brundle ci ritroviamo e andiamo a parlare con la Federazione, stanno esagerando”. Scoprii della sua morte tornato nel motorhome dopo il mio ritiro, vedendo mio zio in lacrime».