Quale futuro?
Inter, la squadra riceve l'Ambrogino. Ma Zhang rischia di perdere il club
Le informazioni più affidabili sembra averle il Financial Times, secondo il quale «la struttura del prestito concesso da Oaktree a Zhang prevedeva una condivisione dei profitti di una vendita dell’Inter». Ecco il punto: Oaktree anni fa avrebbe concesso il famoso prestito da 275 milioni (più circa 105 di interessi, totale 380 da restituire entro lunedì) ottenendo in cambio la promessa di Zhang di cedere l’Inter, in modo da dividerne i profitti. Ti presto soldi così tu, Zhang, guadagni tempo, aumenti il valore dell’Inter, lo vendi ad una grossa somma che fa tutti più ricchi e contenti. Ma da un lato Steven Zhang si è voluto tenere l’Inter, anche se qualche manifestazione di interesse c’è stata, dall’altro non c’è mai stato un accordo sul valore del club. Da qui arriverebbe l’ostruzionismo di Oaktree di questi giorni: in caso di finanziamento di un ente terzo, nel caso il fondo Pimco, guadagnerebbe solo gli interessi del prestito, non i dividendi della vendita del club che ora ha un valore più alto rispetto a quando è stato concesso il prestito stesso nel 2021.
OSTRUZIONISMO
In più, la formula di pagamento proposta da Pimco a Zhang è un bond, ovvero un “pagherò”. Oaktree non avrebbe alcuna tutela né convenienza nell’accettare una simile modalità. Tornando a Zhang, sembra che non abbia mai approfondito davvero una trattativa per la cessione del club. Motivi? Si è innamorato dell’Inter, del suo ruolo, di Milano, del calcio. In più è stato distratto dal processo con China Construction Bank sui 320 milioni che avrebbe dovuto restituire a titolo personale all’istituto bancario cinese e per il quale è stato richiesto il pignoramento dei beni sul suolo italiano. Per questo motivo Zhang non è più tornato in Italia, non per la questione Oaktree-Pimco. L’accordo con Pimco è a rischio perché a Oaktree non conviene sia dal punto di vista finanziario (le modalità di pagamento del debito tramite bond di cui sopra) sia da quello economico. Pare che Oaktree abbia ricevuto manifestazioni di interesse circa l’acquisto dell’Inter da entità che ci avevano provato con Zhang senza successo.
(Afp) Due le ipotesi: che Oaktree abbia già in mano un acquirente a cui cedere non appena diventerà azionista di maggioranza oppure, più realisticamente, che abbia qualcuno a cui cedere il diritto di escussione capace di garantire qualcosa in più dei 380 milioni di credito nei confronti di Suning. Anche perché, in caso di escussione, Oaktree dovrà una parte al “valore equo di mercato” a Suning stessa. A margine, è tecnicamente impossibile che Oaktree, nel caso in cui dovesse diventare proprietario, ceda i calciatori nerazzurri per pagare questo delta residuo a Zhang. Non può per legge prelevare risorse dal club per i suoi interessi. Quindi la rosa dell’Inter è al sicuro. Il futuro non è in discussione. Non cambierà il modello di gestione dell’Inter, chiunque ne sia il proprietario del club da lunedì in poi.
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STRADA TRACCIATA
La strada è tracciata da tempo dai dirigenti ed è quella della sostenibilità finanziaria, che tradotto significa essere indipendenti dalle tasche del proprio padrone. L’Inter lo è già, a prescindere dai debiti finanziari a cui dovrà far fronte. Anche nella remota ipotesi di contenzioso tra Oaktree e Suning, non verrebbe paralizzata l’operatività del club, figuriamoci in caso di passaggio al fondo americano: vale quanto successo nel Milan con il cambio da Elliott a Red Bird, al netto dei lati oscuri sotto indagine. Anzi, una differenza rispetto al Milan c’è ed è l’eventuale lascito di Zhang: l’assetto dirigenziale. Se Elliott aveva lasciato Maldini e Massara in scadenza di contratto, Zhang ha appena rinnovato tutta la dirigenza nerazzurra fino al 2027, garantendo così continuità assoluta nella gestione del club.
Non a caso Beppe Marotta, Piero Ausilio e Alessandro Antonello erano serenissimi durante la cerimonia dell’Ambrogino d’Oro, premio consegnato ieri mattina a tutta l’Inter dal sindaco di Milano Giuseppe Sala. Marotta ha peraltro ringraziato Zhang, chissà se per l’ultima volta: «Siamo riconoscenti a lui e alla sua famiglia che hanno profuso capitali e ci hanno dato fiducia». E serenissimi erano pure mister Inzaghi, capitan Lautaro («Rinnovo? Ci stiamo lavorando con fiducia») e tutta la squadra. L’Inter è e sarà in buone mani chiunque ne sia l’azionista di maggioranza.