Calcio
Quattro anni dopo: cosa è successo ai campioni in carica nelle edizioni precedenti dell'europeo?
La storia parla chiaro. È quella degli almanacchi, dove tutto è scritto e tutto resta. A farcela è stata solo una squadra, una delle nazionali più forti di sempre. 2008 e 2012, la Spagna, prima di Aragones, poi di Del Bosque, si aggiudica consecutivamente due titoli europei. È la Roja dei vari Piquè, Sergio Ramos, Xavi e Iniesta. Mostri sacri del football nel vecchio continente. Ma in 44 anni, da quando esistono gli Europei di calcio, intuizione del francese Henri Delaunay, le squadre hanno sempre provato a fare il bis. E hanno sempre steccato, quasi clamorosamente.
L'Italia come la Spagna? Ecco cosa dicono le quote
Stando alle quote sulla vincente degli Europei elaborate dai bookmaker più autorevoli, la grande favorita del torneo è l’Inghilterra di Kane. Occhio alla Francia, quasi appaiata agli inglesi in termini di probabilità. Leggermente staccata la Germania. Quarta la Spagna. Possibilità relativamente buone anche per il Portogallo.
Lontanissima dal podio l’Italia campione in carica quotata a 15.00. Insomma, a 3 distanza dall’ultimo successo, la squadra del Belpaese cerca di replicare l’impresa della Spagna, ma i bookies non sono molto d’accordo con le ambizioni della squadra di Spalletti. Piuttosto, sono gli avversari degli azzurri della finale di Euro 2020 quelli che seriamente sembrano puntare al titolo: sarebbe il primo in assoluto. Perché dai ‘60 ad oggi la storia è stata scritta da altre nazionali.
Anni 60: la prima volta dell’Italia
“Coupe d'Europe des nations de football 1960”. Inizia alla corte dei transalpini la storia degli Europei di calcio (quattro squadre coinvolte in semifinali e finali). Esattamente un anno prima che la cortina di ferro inizi a dividere in due il vecchio continente e il mondo intero. Ed è proprio una di quelle due parti, l’Unione Sovietica di Metreveli e Ponedel'nik, a vincere il primo titolo europeo al Parco dei Principi. In finale batte la Jugoslavia per 2-1. Una questione privata, tra nazionali che in quegli anni parlano lo stesso credo politico. Quella inaugurale, peraltro, fu un’edizione strana, con le clamorose rinunce della Germania Ovest, dell'Italia e dell'Inghilterra.
Quattro anni dopo, l'Unione Sovietica campione in carica ottiene direttamente la qualificazione agli ottavi di finale, in cui supera l'Italia. Successivamente batte la Svezia nei quarti e la Danimarca in semifinale. In finale, però, si arrende alla Spagna di José Villalonga che regola di misura la nazionale di Lev Yashin, unico portiere al mondo ad aver vinto il Pallone d’oro. Pereda e Marcelino regalano alle furie rosse il primo titolo europeo della loro storia.
Nel 1968 tocca all’Italia ospitare la fase finale dell’Europeo a otto squadre. I campioni in carica della Spagna, vincitrice nel gruppo di qualificazione, cedono nel doppio confronto con l’Inghilterra. A vincere il titolo sono proprio gli azzurri, che il 10 giugno affossano la Jugoslavia per 2-0. La formazione di quell’11 favoloso era la seguente: Zoff, Anastasi, Burgnich, Picchio, Domenghini, Facchetti, Guarneri, Mazzola, Riva, Rosato, Salvadore. L’Italia si laurea campione d’Europa per la prima volta.
Anni 70: inizia il decennio tedesco
Nel 1972 si gioca in Belgio. La finale va in scena all’Heysel di Bruxelles, 13 anni prima che il nome dell’impianto venga scritto nel libro nero delle tragedie. L’Italia di Ferruccio Valcareggi, campione in carica, fa parte delle otto partecipanti al torneo ma si arrende nel doppio confronto con i padroni di casa (0-0 e 2-1). Il Belgio infrange i sogni del bis. A vincere sarà la Germania Ovest di Gerd Müller (2-0 sull'Unione Sovietica).
Nel 1976 la Mannschaft campione in carica torna a giocarsi la finale contro la Cecoslovacchia all’Europeo di Jugoslavia: l’incontro allo stadio Stella Rossa di Belgrado termina 5-3 per i biancorossi dopo tempi regolamentari e rigori. Non bastano i gol di Müller, capocannoniere del torneo. Ancora una volta il titolo passa di mano e per la Germania sfuma il bis.
Anni 80: la prima volta di Francia e Olanda
Nel 1980 la manifestazione (otto squadre in due gruppi da quattro) torna in Italia e la Cecoslovacchia campione in carica partecipa in qualità di vincente del proprio girone di qualificazione. Arriva in finale, ma è quella per il 3° e 4° posto: la vince ai rigori proprio ai danni dell’Italia. Il primo posto degli Europei va di nuovo alla Germania Ovest. Di nuovo über alles, per la seconda volta in otto anni.
Nel 1984 il Parco dei Principi è di nuovo protagonista degli Europei (otto formazioni in due gruppi da quattro). Platini e Bellone regolano la Spagna in finale per 2-0. Per i galletti è il primo titolo della storia. La Germania Ovest, vincitrice nell’edizione precedente, non supera nemmeno il girone e saluta subito il sogno del bis.
Nel 1988 arriva un clamoroso ribaltone. La Francia campione in carica, viene superata dall'Unione Sovietica nel proprio gruppo eliminatorio e salta gli Europei in Germania Ovest. In finale ci va l’Olanda di Rijkaard, Gullit e Van Basten. La corazzata dell’iconica maglietta orange firmata Adidas abbatte l’Unione Sovietica per 2-0. Ruud e Marco portano i resti del calcio totale in cima all’Europa.
Anni 90: il miracolo danese
L’edizione svedese del 1992 è un intreccio di coincidenze e congiunture. Un anno prima, l’inizio della guerra nei Balcani estromette la Jugoslavia dalla competizione: a essere ripescata in extremis è la Danimarca, outsider assoluta del torneo. È la storia della cenerentola che realizza il sogno. In semifinale batte ai rigori la detentrice del titolo, l’Olanda dei vari Bergkamp, Kouman, Rijkaard e Van Basten. In finale regola 2-0 la Germania. È il 26 giugno: allo stadio Ullevi di Göteborg, Jensen e Vilfort materializzano l’impossibile: la Danimarca è campione d’Europa. Per l’Olanda nessuna doppietta.
Nel 1996 è la volta dell’Inghilterra (16 squadre in quattro gruppi da quattro). Sono gli anni della cool Britannia e i leoni vogliono portare il titolo in terra d’Albione. Ma in finale ci va ancora la Germania. Perché il calcio, si sa, è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince. E infatti la Mannschaft supera 2-1 la Repubblica Ceca: terzo titolo per i tedeschi. La Danimarca non supera il girone: finisce terza a quattro punti alle spalle di Croazia e Portogallo. Il sogno è finito. I danesi, sfavoriti come quattro anni prima, non ripetono il miracolo e cedono il titolo.
Anni 2000: la delusione azzurra in Olanda e la favola Grecia
Agli Europei dei Paesi Bassi la Germania crolla clamorosamente. Ultima nel girone a un punto saluta immediatamente il torneo e lascia il titolo alla Francia. È il 2000 l’anno dello psicodramma azzurro al de Kuip di Rotterdam. È la prima volta del golden gol: ai supplementari vince chi segna per primo. Formula disastrosa, abolita praticamente sul nascere. L’Italia del miracolo, quella contro i padroni di casa dell’Olanda, quella di Toldo sugli scudi, arriva in finale contro la Francia. Marco Delvecchio mostra l’orecchio al 55°. La catastrofe si abbatte però al 94° con Wiltord e al 104° con Trezeguet: dieci minuti da incubo che regalano l’Europa ai transalpini.
Quattro anni dopo il trionfo francese, dodici dal successo della Danimarca, un’altra cenerentola si affaccia sul tetto d’Europa: è la Grecia di Charisteas, che allo stadio Da Luz di Lisbona gela il popolo lusitano, già pronto a festeggiare il primo titolo della storia. Negli almanacchi ci vanno gli ellenici, al termine di un torneo condito di catenacci e vittorie di misura. Anche la Francia stecca la possibilità di conquistare il secondo titolo consecutivo: battuta di misura proprio dalla Grecia, gol del solito Charisteas.
Il 2008 è l’inizio dello spartiacque. La Grecia stecca clamorosamente il girone: zero punti in tre partite. I campioni d’Europa sono subito fuori, nel peggiore dei modi. La Roja, invece, inaugura la propria età dell’oro.In campo c’è gente come Sergio Ramos, Puyol, Iniesta, Xavi e Fabregas. In finale, stranamente c’è la Germania, che all’Ernst Happel di Vienna si arrende 1-0: gol di Fernando Torres.
Anni 2010-2021: Il bis spagnolo e il trionfo azzurro
Quattro anni dopo la storia si ripete. Furie rosse ancora in finale. All’Olimpico di Kiev, l’Italia prova a frenare l’impeto degli iberici. Il risultato è imbarazzante. Silva, Jordi Alba, Torres e Mata stendono gli azzurri senza troppi formalismi ed entrano nella storia: è la prima nazionale a vincere per due volte consecutive l’Europeo.
Nel 2016 (24 nazionali divise in sei gruppi da quattro), il tris non riesce alla Spagna, che cede il passo ai vicini di casa. Il Portogallo di Cristiano Ronaldo, fresco vincitore della causa contro la Juventus, fu costretto ad uscire al 25° dopo uno scontro di gioco contro Dimitri Payet, supera la Francia in finale allo Stade de France di Saint-Denis. A segnare è Ederzito António Macedo Lopes, meglio noto come Éder, che infrange i sogni dei transalpini già pronti ad alzare la coppa. È tripudio portoghese.
Ma il vero tripudio è quello dell’edizione 2020. It’s coming home, cantavano in terra d’Albione. Eppure il rettangolo verde di Wembley ha restituito un verdetto quasi impronosticabile. Portogallo fuori agli ottavi contro il Belgio. Tocca agli azzurri. Nella cornice del tempio del calcio, travolti dalle bandiere di San Giorgio e dal fermento presuntuoso degli inglesi, l’Italia di Mancini scrive la storia. Tra l’epica dell’assalto firmato Bonucci e il pathos dei rigori, gli azzurri strappano l’Europeo in casa dei favoriti. Lo conquistiamo per la seconda volta dopo l’edizione del ‘68. Quest’anno siamo pronti a difenderlo. E nonostante tutto puntiamo al bis.