Rossoneri

Milan, addio Stefano Pioli? La protesta cambia tutto: chi è il nuovo obiettivo per la panchina

Claudio Savelli

Il dietrofront su Lopetegui era stato ordinato qualche ora prima che divampasse la protesta sui social al motto di #Nopetegui. Ne avevamo scritto su queste pagine che, in realtà, il club si era dimostrato sensibile al richiamo della curva che sabato scorso, in un comunicato, prometteva un clima ostile in caso di scelta al ribasso dell’allenatore. 

E Lopetegui viene considerato appunto un tecnico di seconda fascia dal pubblico rossonero. Aveva invece un’alta considerazione nella dirigenza, altrimenti non si sarebbe arrivati all’accordo di massima e al rifiuto dello stesso Lopetegui della più ricca proposta del West Ham, ma non c’era unanimità nella scelta. Qualcuno non era pienamente convinto e tra quel qualcuno c’è Zlatan Ibrahimovic, che infatti ha proposto l’amico Van Bommel come prima alternativa come è giusto che faccia un dirigente. Troppo comodo dire “no” e basta.

 

CASTING APERTO
Il casting è aperto, anche se l’ad Furlani ne ha negato l’esistenza dopo il pareggio contro la Juventus. Bravo il Milan a muoversi lontano dai riflettori, tant’è che il nome di Lopetegui in questi giorni è stato spinto a vuoto. Si può invece discutere della reazione di una società all’insurrezione popolare: da un punto di vista si dimostra sensibile e volenterosa di costruire un buon rapporto, dall’altro può risultare fragile. Il dietrofront, comunque, è parziale: il no a Lopetegui al momento non significa “sì” ad Antonio Conte, ovvero il desiderato dal pubblico. E visto che Fonseca, Conceicao, Rose, Galtier e Gallardo sono dello stesso stampo del bocciato, sta maturando l’idea di promuovere il profilo inizialmente ignorato: il giovane italiano.

Anche perché l’internazionalità di cui si è parlato è un concetto vago. Thiago Motta non ha ancora allenato in una partita europea ma ci ha giocato, vincendo peraltro una Champions League. De Zerbi allena in Premier e ha frequentato la Champions con lo Shakhtar e l’Europa League con il Brighton, quindi se non è internazionale lui... Ibrahimovic sta lavorando Cardinale ai fianchi in modo che allarghi le vedute e cambi priorità: serve un allenatore da progetto. Questo è il punto.

Su Thiago Motta si conservano dubbi sul carattere, ritenuto troppo spigoloso, e sulla rimonta nei confronti della Juventus che è molto avanti nelle trattative, dunque l’idea De Zerbi si sta facendo spazio, anche perché sarebbe tecnicamente perfetto: ha ambizione, darebbe una nuova identità di gioco, valorizzerebbe i talenti scelti dalla dirigenza, verrebbe accolto di buon grado dal pubblico.

L’ostacolo che ha inizialmente spinto De Zerbi in fondo alla lista è la clausola di rescissione da 14 milioni necessaria per liberarlo dal Brighton. In Italia non si usa, per cui l’idea di pagare il cartellino di un allenatore non rientra mai nelle ipotesi di bilancio. Ma l’infortunio di Maignan, che ha saltato 40 partite ufficiali da quando veste rossonero, praticamente un campionato, ha portato all’idea di cederlo.

A quel punto si potrebbe dirottare parte dell’incasso su De Zerbi. Il quale è un’occasione di mercato, come si usa dire per i calciatori: la stagione al Brighton non è andata male - ci si dimentica troppo facilmente della dimensione del club inglese - ma nemmeno benissimo come si poteva pensare a inizio anno (l’ultimo successo rimane quello con la Roma di metà marzo, e dopo l’ultimo periodo nero è scivolato al 12° posto).

 

TETTO ALL’INGAGGIO
In caso di ulteriore ascesa, De Zerbi avrebbe sicuramente spiccato il volo verso piazze più importanti come Liverpool o Barcellona, strappando un ingaggio irraggiungibile per le italiane- basti pensare che il Milan avrebbe fissato a 4 milioni netti il tetto per lo stipendio del mister, motivo per cui Antonio Conte non ha mai scalato la classifica delle preferenze (e Tuchel, a maggior ragione, non è un’opzione). De Zerbi è così rimasto alla portata. Il problema principale, oltre alla clausola rescissoria, è convincerlo: in Premier sta bene anche perché lì, non essendo divisivo come in Italia, non deve sopportare l’esercito di critici a prescindere dopo ogni passo falso. Però il Milan ha un argomento a favore: è il club in cui De Zerbi è cresciuto come calciatore. Sarebbe un ritorno alle origini per il mister e un rilancio nel futuro per la società. Una scelta romantica ma anche e soprattutto logica per entrambi.