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Musetti e Sinner, cosa c'è dietro il crollo emotivo in campo

Ci è ricascato, Lorenzo Musetti. Il tennista di Carrara è uscito subito al Masters 1000 di Madrid, al secondo turno, sconfitto dal brasiliano Seiboth Wild con il punteggio di 6-4 6-4.

Una prestazione sotto tono, per il 22enne grande speranza del tennis italiano che sembrava essere uscito da un lungo tunnel sportivo a Montecarlo. Nel Principato infatti aveva fatto registrare le belle vittorie contro Fritz e Fils prima di uscire a testa alta agli ottavi contro Nole Djokovic, numero 1 al mondo, al termine di un match molto combattuto (7-5 6-3 per il serbo) e soprattutto giocato bene.

A Madrid, invece, Musetti è ripiombato nei suoi blackout psicologici ed emotivi prima ancora che tecnici, perdendo una gara ampiamente alla sua portata. Decisivo, ancora una volta, il nervosismo che ne ha contrassegnato le giocate e provocato gli errori, ingigantendo i meriti dell'avversario. I microfoni a bordo campo l'hanno intercettato nei momenti di crisi. Musetti, come già accaduto in passato in occasioni analoghe, continuava a ripetere a bassa voce "Contro di me sono tutti fenomeni...".

 

 

 

L'approccio peggiore, per sollevarsi dalle difficoltà, perché di fatto fa percepire all'italiano "ineluttabile" la sconfitta, toglie concentrazione, rende impossibile mantenere il sangue freddo. Proprio lo step che separa un buon giocatore, come Musetti è, da un ottimo giocatore o progetto di campione. Un tennista da top 10, insomma, senza scomodare l'inevitabile pietra di paragone Jannik Sinner anche se ormai è evidente come nel caso dell'altoatesino ormai si debba considerare la categoria del "fenomeno generazionale". 

 

 

 

Musetti non lo è e difficilmente lo diventerà, ma ha qualità tali da potergli assicurare una carriera ricca di soddisfazioni. Ma solo se riuscirà a superare la tendenza al vittimismo che nelle ultime 15 partite disputate lo ha portato a 10 sconfitte.