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Billy Costacurta spiazza i tifosi del Milan: "Le colpe di Stefano Pioli... ?"

Leonardo Iannacci

 «Billy? Avrebbe potuto giocare sino a 60 anni con la sigaretta in bocca. In campo vedeva le cose prima di tutti gli altri. E lo fa ancora in tv». Pensieri e parole di Alberto Zaccheroni, tecnico rossonero scudettato nel 1999. Alessandro Billy Costacurta, che era al centro di quella difesa e di anni ne ha 58, oggi è tirato come al Camp Nou di Barcellona quando il suo grande Milan matò lo Steaua Bucarest nel 1989. Merito del padel. È un opinionista Sky mai banale, deciso quando parla di calcio e sempre in anticipo come lo era in campo ai tempi del Milan degli Invincibili. Oggi, tutto meno che invincibile.

Costacurta, il suo Milan è all’anno zero?
«Non esageriamo, diciamo che dopo un paio di mesi confortanti e con belle vittorie siamo andati a sbattere in due brutte partite contro la Roma che hanno vanificato quello che di buono era stato fatto».

Pioli aveva quattro obiettivi e li ha bucati tutti: scudetto, Champions, Coppa Italia, Europa League.
«Pensavate che potesse vincere lo scudetto o la Champions? Io no. Questa è una squadra che ha messo le radici per il futuro. Acquisti come Pulisic o Loftus-Cheek si sono dimostrati alla fine azzeccati ma lo scudetto 2024 era già assegnato a settembre, ovviamente all’Inter».

Imputato Pioli, alzatevi (dalla panchina)?
«Naturale che questo doppio schiaffo in Europa League abbia addensato grossi nuvoloni sulla sua testa. Ma attenzione, non do mai troppi meriti e, quindi, eccessive colpe a un allenatore. Nel mondo sono soltanto tre o quattro i tecnici che fanno realmente svoltare le squadre».

Qualche nome?
«Beh, Guardiola o Ancelotti».

E Antonio Conte?
«Ecco, Antonio è un altro che le fa svoltare, lui sì».

 

 

I tifosi chiedono la testa di Pioli ma ieri si è diffusa la voce che Paolo Maldini volesse mandarlo via già lo scorso anno. Ne sa qualcosa?
«Se Paolo avesse preso questa decisione quando era ancora in società, sarei rimasto stupito. Sarebbe stata una scelta quantomeno strana».

Leao è il simbolo del fallimento Milan?
«No. Lui è cresciuto ancora anche se non abbastanza. Tutto il gruppo dei giocatori esprime talento, diverte ma lo fa con troppe pause. Le partite durano 90-95 minuti».

Il Milan ha denotato più limiti di personalità o obbrobri difensivi?
«La fase difensiva, e non la difesa, non ha funzionato. In troppe partite ha subìto due-tre gol. Il mio Milan era invincibile e si fondava molto sulla fase difensiva perché aveva fuoriclasse davanti al portiere: Paolo, Franco Baresi, Tassotti... E grandi centrocampisti. La qualità faceva la differenza».

Lunedì derby: se potesse, il Milan non vorrebbe giocarlo, vero?
«Consegnare la doppia stella all’Inter non sarebbe psicologicamente il massimo. Però è anche un’occasione di riscatto per giocatori che devono mostrare carattere. La vivano come un’opportunità».

Scelga un giocatore simbolo di questa magnifica Inter.
«Lautaro. Capitano e goleador con atteggiamenti da vero leader».

Stupito da quello che sta combinando De Rossi a Roma?
«No, Daniele è incastrato in una realtà come quella romana che è per lui da sogno. È un ragazzo intelligente e carismatico, quindi sta diventando un allenatore intelligente e carismatico».

 

 

Dossier Europa: otto squadre italiane nelle coppe, cinque o forse sei in Champions. Sogniamo o siam desti?
«Siamo desti e consapevoli del livello medio, diciamo medio-alto, del nostro calcio».

Fabio Capello ha detto: «Ancelotti è il miglior allenatore del mondo». Noi concordiamo: coniuga la filosofia dei grandi stilisti delle panchine, i Crujiff, Sacchi e Guardiola, con quella dei big fra i risultatisti, ovvero Trapattoni, Simeone e Mourinho...
«Re Carlo ha due pregi: ha vinto più di tutti e capisce al volo come far giocare una squadra a seconda dei giocatori a disposizione. È realista ma non solo un gestore come taluni dicono, legge magnificamente le partite. Poi affronta la vita con una filosofia molto bella. Un suo amico era Bucci, grande coach di basket, e da Alberto ha imparato tante cose. Per esempio una massima: “Dipende solo da noi se oggi è una bella giornata di pioggia o una brutta giornata di sole”».

Europei fra due mesi: l’Italia di Spalletti con quali chance parte?
«Ottime. Se Scamacca conferma in azzurro le recenti doti realizzative, possiamo diventare la sorpresa. Spalletti è uno di quei tre-quattro allenatori che fanno svoltare. Per davvero».