Il campione
Jannik Sinner, non solo tennis a Miami: perché spopola fuori dal campo
Al grande Rino Tommasi piacciono i numeri: Jannik Sinner, superando in souplesse il ceco Tomas Machac (6-4, 6-2), numero 60 del mondo, giustiziere di Rublev, Murray e negli ottavi di Matteo Arnaldi, ha toccato la 20esima vittoria stagionale su 21 partite giocate e raggiunto la quarta semifinale in un torneo 1000. Se, viceversa, vogliamo analizzare la questione attraverso la lente poetica di Gianni Clerici, ovvero colui che era l’alter-ego di Tommasi, la vittoria di Jannik ha il sapore dell’ennesimo facile blitz per questo ragazzo che ha perso una partita su 21 in questo 2023, portando sempre a casa bottino in giornate nelle quali non ha sempre la dinamite nel braccio. Come ieri, all’inizio.
Contro Machac, un metodista da fondocampo, mai avvezzo ad avventure a rete, Sinner ha patito sino al 3-3 del primo set, ha brekkato approfittando del calo al servizio del ceco e di suoi erroracci gratuiti di rovescio, poi ha controllato, tenendo i propri turni di battuta, sino al 6-4. Non c’è stata storia nella seconda frazione: Sinner ha subito strappato il servizio a un Machac che ha perso potenza e smarrito il controllo del proprio tennis, finendo triturato da un Jannik che è parso svolgere una seduta di allenamento più che un quarto di un 1000. Il sipario sull’incontro è calato sul 6-2.
Ma c’è da fare un’altra considerazione sul fenomeno Sinner “persona” e non soltanto “campione”. Jannik, che secondo taluni sconsiderati è un italiano un po’ “crucco” solo perché è nato fra le montagne della Val Pusteria, sta diventando un vero showman nel mondo rutilante del tennis. Aumenta la sua empatia verso chiunque: è simpatico, piace. E per varie ragioni. Tutti ricordano l’episodio della raccattapalle che, sotto la pioggia, si è fatta due amabili chiacchiere con Sinner a Indian Wells mentre lui reggeva signorilmente l’ombrello. A Miami, tra una pausa delle partite e l’altra, ha palleggiato simpaticamente con Alfie Hewett, leggenda del wheelchair tennis e argento alle Paraolimpiadi di Tokyo.
L’altra sera il nostro amabilissimo rosso di San Candido ha fatto anche di più, diventando un personaggio molto apprezzato dal pubblico statunitense che se ne intende di showman: dapprima ha civilmente soccorso uno spettatore che si era sentito male sugli spalti, offrendo ghiaccio e asciugamani per ripararlo dal sole a 38 gradi. Poi, ovviamente senza volerlo, durante l’incontro con O’Connell, ha sparato un proiettile dei suoi colpendo i “gioielli” dell’amico fisioterapista Giacomo Naldi, seduto a gambe aperte in tribuna. Il povero Jack si è accasciato, ha visto le stelle ma è diventato, suo malgrado, un personaggio in mondovisione. Jannik non finiva più di ridere nel vederlo piegato in due.
Tutto questo per dire che ciò che ruota magicamente attorno a Jannik ha il sapore dello show, dà un senso hollywoodiano ai suoi giorni qui a Miami. Sinner non è solo Sinner: sta diventando un’icona per il modo di porsi, di stare in campo e fuori da esso. E sono tutti pazzi per lui. Cosa ci riserverà il nostro eroe alla prossima puntata? Già da domani in semifinale sotto il sole di Miami: se non piove diventa una vera palla di rame sulla testa dei giocatori.