Cosa è mancato

Inter, quante boiate! Critiche amplificate da una narrazione sbagliata: l'affondo di Biasin

Fabrizio Biasin

È successa quella cosa che tutti gli interisti speravano di non vivere mai e, invece, gli altri sì: i nerazzurri sono stati eliminati dalla Champions. Agli ottavi. Ai calci di rigore.Con un tiro in cielo di Lautaro. Dopo aver vinto all’andata. Dopo essere passati in vantaggio anche nel match di ritorno. Insomma, l’apoteosi del godimento per chiunque detesti la Beneamata, primissima in serie A.

Badate bene, che “gli altri” godano come ricci è cosa assolutamente normale, che la melassa del “in Europa si tifano le italiane” è una cazzata inventata da qualcuno che non sa cosa sia il calcio, soprattutto a Sud delle Alpi. La sconfitta di Madrid è stata celebrata lungamente da Simeone e figliocci, consci di aver superato una squadra che fino a mercoledì sera aveva vinto 13 partite su 13 nel 2024 ed era “osservata speciale” sia in Europa (dall’Inghilterra alla Spagna fino alla Germania, in tanti la davano come possibile finalista) che in Italia (la quantità infinita di prese per il culo post-ko testimonia il timore che avevano i “nemici” di vedere lor signori fare strada anche in Europa).

 

 

A calci di rigore archiviati - come nella miglior tradizione - si sono scatenati brontoloni e maestri dell’analisi postuma: «Inzaghi ha sbagliato i cambi!» (boiata), «l’Inter ha sottovalutato la partita!» (boiata), «questa squadra doveva assolutamente arrivare in fondo alla Champions!» (boiata). Questo tris di boiate è figlio di una narrazione senza senso, questa: siccome Marotta e Ausilio hanno messo insieme una gran rosa e Inzaghi l’ha portata a sbriciolare la concorrenza in Serie A, allora è obbligatorio che questa squadra stia al livello di City, Bayern, Psg, Real Madrid e compagnia cantante. Certo, come no. Il miracolo di campo generato dall’universo interista (dirigenza-allenatore-squadra) ha innalzato le aspettative mediatiche e da Bar Sport a livelli insensati, laddove la società di Viale della Liberazione a inizio stagione era stata più che chiara: «Quest’anno proveremo a vincere lo scudetto della Seconda Stella». Obiettivo quasi raggiunto, tra l’altro.

Il resto, la cosiddetta “strada in Europa”, può essere garantita solo se alla forza del gruppo si associa la forza del culo (detto in francese): l’anno passato l’Inter ha fatto fruttare la fortuna di Porto (assedio finale dei portoghesi e grande resistenza) ed è arrivata in fondo al coppone giocando ad altissimo livello, quest’anno i nerazzurri si sono impantanati dopo gli errori sotto porta di Thuram e fratelli.

 

 

Pensare che l’Inter “debba” conquistare finali in serie significa non aver bene in mente che genere di arsenale abbia a disposizione la concorrenza, una serie di rose costruite con i miliardi (non è per esagerare, si parla veramente di miliardi), a differenza di quella nerazzurra, messa insieme a suon di mercati a costo zero (l’ultimo), se non addirittura in largo attivo (estate 2021 e 2022). Si chiede all’Inter di provare a vincere lo scudetto? Ok, l’Inter non si tira indietro. Si pretende che riesca a conquistare l’Everest del calcio? Allora le si deve garantire almeno un po’ di ossigeno. E per “ossigeno” non stiamo pensando alla Luna, ma a qualcosa più di “zero euro”.