Campioni
Jannik Sinner, Paolo Bertolucci: "Faceva freddo. E non era a farsi gli spritz"
Testa al tennis. Solo al tennis e nient’altro che tennis. La maniacalità di Jannik Sinner nel perseguire i suoi obiettivi, ad appena 22 anni, continua ad essere il surplus attraverso il quale raccoglie i suoi successi. È arrivata la sfida a Novak Djokovic alle ATP Finals, poi la Coppa Davis, infine gli Australian Open e il torneo di Rotterdam, quest’ultimo vinto quasi come se fosse al bar a prendere un caffè.
Tra i suoi estimatori maggiori, il commentatore di Sky Sport ed ex-tennista Paolo Bertolucci, che nel 1976 aveva conquistato l’ultima insalatiera per i colori del nostro Paese. Bertolucci esalta la maturità di Sinner, la dedizione al lavoro ed il suo spirito di sacrificio. In uno stralcio di un’intervista già concessa a Libero, “braccio d’oro” disse: “Il talento non sarebbe bastato. Vi racconto un aneddoto: il pomeriggio del 31 dicembre a Montecarlo faceva freddo, ma l’ho visto in campo a provare il servizio. Non era a farsi spritz con gli amici". Verità, infatti fu lo stesso Sinner a postare sui suoi profili social un video mentre è in atto l’ultima sessione di allenamento dell’anno.
La scalata ai vertici del ranking si fa sempre più avvincente, c’è da scalzare il numero due Carlos Alcaraz, reduce da un momento di forma fisica non proprio eccellente, per poi puntare all’eldorado, quel primo posto di Djokovic che sarebbe il coronamento di un sogno. Sempre Bertolucci sull’altoatesino: “In questo momento la principale differenza rispetto agli altri è la mentalità che gli consente di coltivare nel migliore dei modi il suo talento tennistico. Rispetto ad Alcaraz, c’è un divario ampio anni luce nel modo di applicarsi al tennis di Sinner”.
Con questo quadro, appare chiaro e normale il rifiuto di Jannik a salire sul palcoscenico dell’Ariston per il Festival di Sanremo. Non cerca solo soldi e visibilità, ciò che conta di più sono i trionfi sui campi di tennis. Gli allenamenti, dunque, proseguono serrati in vista di prossimi due impegni negli Stati Uniti: prima Indian Wells, dopodiché Miami, coordinato da Darren Cahill e Simone Vagnozzi e da un team con il quale c’è intesa totale e che gli consente di migliorare costantemente.