Campionissimo

Jannik Sinner, "un'ora e mezza in campo": quando ha sconvolto i vertici del tennis italiano

Restio ai riflettori ma fragorosamente sotto la loro luce, tutti parlano di Jannik Sinner, tutti indagano sul campione altoatesino, speculano sul suo futuro e cercano aneddoti sul suo passato. Ed è in questo contesto che piove la bella intervista pubblicata su FanPage a Soccorso Maffei, ex allenatore del Piatti tennis Center che conobbe anni fa l'altoatesino, quando appunto era ancora nella scuderia di Riccardo Piatti.

Dopo i trionfi all'Australian Open e a Rotterdam, Maffei parla di "un anno rivoluzionario per lui e la storia del tennis italiano. In un anno ha infranto tutti i record di precocità ed è successo tutto quello che poteva succedere tranne una cosa, ovvero che diventasse numero uno del mondo. Ma sarebbe stato ancora più incredibile. Nel tennis ci sono degli obiettivi molto semplici: il primo è di entrare nei primi 10 al mondo, il secondo è vincere un torneo importante, il terzo è vincere uno slam, il quarto è vincere per la propria nazione e il quinto è diventare numero uno al mondo. Ne manca solo uno. Posso dirti, senza falsa modestia, che per me questo exploit di Sinner era abbastanza pronosticabile", spiega.

 

Ma il passaggio forse più interessante del colloquio è quello in cui Soccorso Maffei racconta il suo primissimo incontro con Jannik. Bisogna riavvolgere il nastro di ben sei anni: "Racconto un episodio che è accaduto nel 2018 a Biella, al torneo Challenger. Io andai lì da coach di Paolo Lorenzi e un pomeriggio incontriamo Jannik che stava con Andrea Volpini, coach del Piatti Tennis Center e conterraneo di Paolo - premette l'allenatore -. I due si sono allenati insieme e a fine allenamento Lorenzi mi dice Io non ho mai visto una cosa del genere: a me non aveva fatto lo stesso effetto da fuori ma lui sentiva la resilienza di Sinner in ogni colpo e la sua palla pesante sulla terra rossa. Sono stati in campo un’ora e mezza e Jannik, stiamo parlando di qualche anno fa, sembrava non subisse minimamente la palla di Lorenzi che era molto forte su quel tipo di terreno. Questo è stato il nostro primo incontro", conclude Maffei. Un incontro, soprattutto col senno di poi, davvero illuminante.