Maestro
Adriano Panatta pazzesco su Jannik Sinner: "Incredibile, non gliene fregava niente"
La vera forza di Jannik Sinner? Oltre alla resistenza fisica e ai colpi da fenomeno, sottolinea Adriano Panatta, a risultare determinante nella travolgente vittoria contro Nole Djokovic nella semifinale degli Australian Open è stata soprattutto la testa del 22enne di San Candido.
L'ultima puntata del podcast "La telefonata" per Il tennis italiano tra le due glorie del tennis azzurro degli anni Settanta, Panatta e l'amico Paolo Bertolucci, è ovviamente tutta dedicata all'impresa del "rosso" altoatesino contro il serbo numero 1 del ranking Atp. Una vittoria chiara, netta, schiacciante ben oltre il risultato di 3-1, che ha regalato la prima storica finale di uno Slam a Sinner (nonché la prima per un italiano a Melbourne). Una vittoria trovata, sottolinea Panatta, proprio sul terreno preferito dal 36enne serbo, quello mentale.
"Nei primi due set - sottolinea l'ex capitano di Coppa Davis negli anni Novanta, insieme a Bertolucci uno dei 4 moschettieri che in Cile nel 1976 portarono per la prima volta l'Insalatiera in Italia - non c'era match, lo stava massacrando. Posso dichiarare ufficialmente - aggiunge serafico, come se fosse la notizia più scontata del mondo - che ormai Sinner è più forte di Djokovic. Tira più forte, serve meglio, di testa è più forte perché l'altro ormai si spazientisce. E' di un'altra categoria, dai, secondo me nei prossimi anni non so quanti Slam vincerà questo ragazzo".
A pesare nella testa del cannibale Djokovic, concordano i sodali Panatta e Bertolucci, sono stati i recenti precedenti alle Atp Finals di Torino e nella semifinale di Davis tra Italia e Serbia, con 3 vittorie su 4 match per Sinner. "Si chiamano demoni", puntualizza ancora Adriano. "Lui (Djokovic, ndr) lo teme, sa che probabilmente perde. Lui lo sa, noi siamo stati giocatori tutta la vita e sapevamo benissimo contro chi non si vinceva. La cosa incredibile di Sinner, al di là della vittoria straordinaria, è che al quarto set dopo aver perso un match point al terzo non ci ha proprio pensato, non gliene fregava niente di avere davanti uno che ha vinto 100mila Slam. Si è messo lì come un treno e lo ha preso a pallate".