Divergenze

Uefa, Boban si dimette alla vigilia del congresso: calcio europeo nel caos

Lorenzo Pastuglia

Il terremoto in casa Uefa si è consumato mercoledì. Zvonimir Boban non è più il "Chief of Football" della Uefa. L’ex dirigente del Milan lascia dopo essere stato scelto dal presidente Aleksander Ceferin come consigliere personale nell’aprile 2021. Il motivo è proprio il contrasto tra i due su alcuni temi cruciali. In primis la decisione di rivedere gli Statuti sui termini presidenziali.

Un cambio che Boban, e non soltanto lui, giudica incompatibile con i valori ai quali dovrebbe ispirarsi la nuova Uefa, ha spiegato La Gazzetta dello Sport. Dopo l’elezione nel settembre 2016, Ceferin aveva introdotto il limite dei tre mandati presidenziali. Di conseguenza nel 2027 non avrebbe potuto ripresentarsi, ma il Congresso di Parigi dell’8 febbraio sarà chiamato a votare su un cambio che permetterebbe allo sloveno una nuova rielezione grazie alla nuova interpretazione di un articolo: il limite di dodici anni vale per chi si candida dopo l’entrata in vigore della regola, ma non per chi è stato eletto prima, come Ceferin.

 

 

Boban lascia: "Distacco dai valori cancellando le riforme più importanti"

Se il Congresso quindi darà l’ok alla modifica dello Statuto, non ci sarà formalmente nessun problema legale. “Dispiace tanto ma, a malincuore, lascio Uefa”, è la lettera scritta dall’ex Milan, che poi spiega: “Paradossalmente nel 2017 è stato proprio Ceferin a proporre e avviare un pacchetto di riforme che negavano chiaramente tale possibilità: regole che dovevano proteggere l’Uefa e il calcio europeo dalla ‘bad governance’ che è stata per anni il ‘modus operandi’ di tutto il vecchio sistema - prosegue la nota - Una cosa straordinaria per il calcio e anche per Ceferin stesso”.

 

 

E ancora: “Questo distacco da quei valori cancellando le riforme più importanti è sorprendente e incomprensibile, soprattutto in questo momento”. Il Congresso voterà a favore, ma c’è chi andrà contro come le quattro britanniche, l’Irlanda, le scandinave, la Moldova e la Romania di Razvan Burleanu, che sta pensando di candidarsi nel 2027 per raccogliere i voti degli insoddisfatti.