In missione

Jannik Sinner gela tifosi e commentatori: tre pesantissime parole

Leonardo Iannacci

Quello che sorprende di Jannik Sinner mentre si sottopone con correttezza ed eleganza alle consuete interviste post-partite e risponde in un inglese oxfordiano, è il motto che tutti noi vorremmo sentire dai nostri figli: «I’m satisfied but I need to improve». Ovvero: «Sono soddisfatto di quello che ho combinato oggima il mio obiettivo resta sempre lo stesso: alzare l’asticella, migliorare». Fa un po’ strano in un paese come il nostro in cui la maggioranza dei ragazzi di 22-23 anni amano sedersi sugli allori e pronunciano in pochi quella preziosa parola: migliorarsi, ovvero il segreto di chi vuole toccare il cielo con dito e realizzarsi in un qualsiasi campo della vita.

Pistolotto necessario perché è proprio qui che sta l’essenza di Jannik Sinner, la sua magnifica ossessione, il suo prodigioso avvicinarsi alla perfezione senza mai sentirsi arrivato. Neppure se, nella notte italiana, ha passato il secondo turno degli Open d’Australia triturando l’olandese Jesper De Jong, numero 161 del ranking, in tre set senza fargli mai toccare palla. Il punteggio finale, dopo 103 minuti di mattanza, è stato mortifero: 6-2, 6-2, 6-2. Trattasi della 40esima vittoria in uno Slam (e a soli 23 anni) e della nona volta nelle ultime dieci che Jannik si è qualificato al terzo turno di uno dei quattro tornei principali del tennis.

 

ADULATO
Eppure, con un microfono gigante davanti, il nostro amabile rosso di San Candido, che qui a Melbourne è adulato dai media e amato dai tifosi aussie quasi fosse un idolo di casa, ha ripetuto la stessa frase che gli abbiamo sentito ripetere 100 volte: «I’ve to improve». Vero, Jannik non ha incontrato rivali impossibili, i due malcapitati orange Van de Zandschulp e De Jong sono ai confini dell’aristocrazia di questo sport, eppure una massima del tennis recita: «Non esistono tabelloni facili, esistono solo tabelloni che un giocatore riesce a far sembrare facili». 

Ebbene, Sinner - che affronterà nel terzo turno l’argentino tascabile Sebastian Baez (diretta nella notte fra venerdì e sabato sui canali Sky) sta rispettando questa massima in modo sorprendente, di certo più del numero uno Nole Djokovic, apparso arrugginito e nervoso anche nella sua seconda uscita. Dopo aver lasciato un set al baby croato Dino Prizmic, il 24 volte vincitore di Slam ha sudato parecchio contro l’aussie Alexei Popyrin, piegato anch’egli in quattro set (6-3, 4-6, 7-6, 6-3). A un certo punto il Joker è riuscito persino a litigare con il pubblico, apostrofando uno spettatore che lo beccava: «Se hai coraggio, vieni a dirmelo in faccia!». La Rod Laver Arena ha notato questa strana tensione emotiva sull’attuale stato psico-fisico di Nole, che ha ammesso alla fine: «Non si può giocare sempre al meglio, ma bisogna comunque trovare un modo per vincere». 

Neppure tanto bene vanno le cose a Stefan Tsitsipas, altro big la cui forma è lontana anni luce da quella di Sinner: ha vinto una partita davvero rocambolesca contro lo sconosciuto Jordan Thompson che ha fatto suo il primo set (6-4) e impegnato il greco nelle restanti tre frazioni perse per 6-7, 2-6, 6-7. A casa Italia, oltre a Sinner, il personaggio del giorno è Flavio Cobolli, ex terzino della Roma Primavera dove era compagno di Bove e Calafiori. Il 21enne romano, numero 100 Atp, ha battuto il russo Pavel Kotov (n.65) per 7-5, 6-3, 5-7, 6-2 e affronterà nel terzo turno Alex De Minaur, il giustiziere di Matteo Arnaldi. 

Abbiamo tenuto per ultime le dolenti note che riguardano Lorenzo Musetti, il tennista più bello da vedere ma anche quello preda di un’involuzione caratteriale preoccupante. «Sono stato veramente bravo a perdere questa partita», ha detto alla fine dello sciagurato ko rimediato contro il francese Luca Van Assche che l’ha affossato dopo i cinque set di una partita delirante: avanti due frazioni a una e 3-2 nella quarta, Musetti non ha più vinto un game e ha perso 6-0 al quinto. Pazzesco. Invece che fare facile ironia, Lorenzo dovrebbe imparare dalla magnifica ossessione di Sinner e studiare bene la frase cara a Jannik: I need to improve. È ancora in tempo, il carrarino, per dare sostanza al suo tennis.