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Gianmarco Tamberi nella bufera per una foto: "Animali o peluche?"
Viaggio in Sudafrica… con polemiche per Gianmarco Tamberi, campione olimpico di salto in alto a Tokyo 2020. L’atleta ha postato su Instagram alcuni momenti della sua vacanza e alcune foto hanno destato particolare attenzione, quelle in cui gioca con un cucciolo di leone. Nella didascalia, Tamberi scrive: “Amore a prima vista”, dimostrando tutta l’empatia naturale che si prova a contatto con un animale selvatico. In apparenza nulla di strano, ma nell’era dei social e del “politically correct”, anche un comportamento in buona fede può scatenare il vespaio di polemiche. Questo suo “giocare” con un cucciolo di leone è bastato per accusarlo di non avere rispetto dell’animale e trattarlo come un peluche.
Anche l’etologa Chiara Grasso ha criticato il post di Tamberi: “Purtroppo devo arrivare a fare la scienziata antipatica. Sicuramente nella tua scelta di visitare questo centro c’è stata una fantastica buona fede che molti altri turisti come te hanno, ma purtroppo c’è ancora molta disinformazione su questi falsi santuari. Infatti tantissime nuove inchieste e ricerche scientifiche hanno dimostrato che tutte le strutture in cui sono ospitati animali selvatici in cattività e in cui è possibile interagire con loro non sono veri centri di recupero...sebbene le tue azioni sono state spinte da buon cuore, purtroppo hai scelto una struttura che ancora sfrutta gli animali, che si maschera da centro di recupero ma probabilmente in realtà, ci specula sopra, soprattutto per la presenza di cuccioli”.
Una bacchettata vera e propria, alla quale però Tamberi non ha taciuto, rispondendo e fissando il commento all’apice della pagina perché tutti potessero leggerlo: “Tutti noi non avevamo la più pallida idea che questi centri di recupero non fossero in realtà tali. Abbiamo fatto la visita e giocato con i cuccioli di leoncino, ignari di tutto quello che ci stai dicendo. Ci era stato detto che quella Farm era nata proprio per favorire il ripopolamento dei leoni e che quei piccoli che abbiamo potuto accarezzare in realtà erano stati disconosciuti dalla mamma e che, quindi, probabilmente non ce l’avrebbero neanche fatta da soli”.