Segnali (di crisi)
Ibrahimovic in vacanza a Miami: Milan, è l'ultimatum a Pioli
Pare che la vacanza a Miami fosse già prenotata e pagata prima dell’accordo con Red Bird. E che sia andata come quando i comuni mortali cambiano lavoro: il dipendente dichiara le ferie già programmate e la nuova azienda le concede. Ma Zlatan Ibrahimovic non è una persona comune e di certo può permettersi di pagare una vacanza a vuoto. Né tantomeno è normale l’incarico che ha strappato a Red Bird, il fondo proprietario del Milan: è stato assunto per risolvere i problemi, non per osservarli da lontano. E non è comune la situazione in cui versano il club, la squadra e lo staff rossonero, alle prese con un record di infortuni e un progetto al collasso. Insomma, anche se il viaggio era prenotato, il Milan avrebbe meritato la precedenza, Ibrahimovic avrebbe potuto disdire e presenziare a Milanello anziché godersi la spiaggia di Miami.
Poco furbo, poi, postare la rovesciata sui social: l’Ibra-giocatore avrebbe anche potuto permetterselo, d’altronde era un semidio che poi rispondeva in campo e di credito ne aveva guadagnato a sufficienza; l’Ibra-dirigente, beh, potrebbe evitare perché nel nuovo ruolo riparte da zero. Ha tutto da imparare e una considerazione da guadagnare anche da parte dei suoi storici tifosi: vederlo in spiaggia che si diverte mentre la squadra soffre non è certo il massimo della vita.
VIZIO DI FORMA
La vacanza di Ibrahimovic mostra così il vizio di forma della sua assunzione, che non è da parte del Milan ma di Red Bird: una stranezza. Lo svedese non risponde al club di cui è garante ma all’azienda che lo detiene e che non fa presenza a Milano, in questo modo, a dir la verità, ha tutte le ragioni per non essere a Milano a sua volta.
Ciò detto, anche con un simile vizio di forma, Ibra avrebbe potuto mostrare più attenzione e sensibilità verso la causa rossonera, intesa sia come tifo sia come squadra. Sabato (alle 18, diretta Dazn e Sky Sport) arriva il Sassuolo, una storica bestia nera del Milan e dei suoi allenatori in bilico, se è vero che costò la panchina anche a Max Ibrahimovic a Allegri proprio di questi tempi: era il 12 gennaio 2014 e il tecnico che ormai aveva consumato il credito dello scudetto perse 4-3 e fu rimpiazzato da Seedorf. Stessa situazione che sta vivendo ora Stefano Pioli, con l’ombra di Conte sulle spalle. Già, la differenza è che se quel Milan optò per una scommessa, questo sembra disposto a cambiare tecnico solo per un top nel ruolo: Miami (Getty) solo per l’artefice dell’ultimo tricolore... dell’Inter. Ibrahimovic si sarebbe lanciato nell’opera di convincimento di Conte nell’entrare in corsa, non per sistemare tutto e subito ma per trasformare i prossimi 6 mesi in un rodaggio in vista del nuovo ciclo. Un rodaggio in cui valutare chi rimane e chi parte, chi è degno e chino, e gettare le basi del prossimo stile di gioco. Conte, per ora, rifiuta. Ma non ha messo giù il telefono a Ibra.
ASSENZA STRATEGICA
A pensare male spesso ci si azzecca, allora si può anche supporre che l’assenza di Ibrahimovic sia strategica e volutamente messa in mostra. Un modo di dire a Pioli e al suo staff, indicato nelle ultime settimane come causa dell’infinita serie di infortuni in casa rossonera e di una confusione gestionale (a proposito, Jovic, che si è allenato a parte per una botta alla caviglia, è da settimane il migliore in campo: perché non gioca di più?): la società, dopo essere stata al tuo fianco a lungo, ora chiede una reazione. Osserva da lontano e vede come va. E Ibrahimovic, essendo parte di questa società, non può essere un’eccezione e affiancare la squadra. Può anche darsi che allo svedese sia bastato quanto visto a Salerno, dove ha accompagnato il gruppo per la prima volta nelle vesti di dirigente e consigliere di Cardinale. In tal caso, avrebbe già emesso sentenza e ora si è messo lì, comodo-comodo in spiaggia, in attesa della mossa del grande capo, anche per capire se viene ascoltato oppure no, per poi tornare a Milano a gennaio. E se Ibra fosse andato in vacanza per poi tornare con un asso nella manica quale Antonio Conte, da lui stesso convinto? E se fosse sparito per poi ripresentarsi in pompa magna come se avesse già risolto tutti i mali del Milan? Non sarebbe la prima volta. Lo faceva esattamente quattro anni fa da giocatore. Potrebbe aver programmato tutto anche da dirigente. Sarebbe proprio in stile Ibrahimovic.