Alle origini

Max Verstappen, terzo titolo mondiale? Ferrari, quel disastro (molti anni fa)

Leonardo Iannacci

Il terzo titolo mondiale conquistato da Max Verstappen ieri sera sul circuito di Losail, una triste cattedrale nel deserto del Qatar, è epocale perché mai prima d’ora l’iride era stata vinta il sabato, per di più al termine di una una Sprint Race vinta ieri sera da Oscar Piastri su McLaren davanti allo stesso Verstappen e Norris (male le due Ferrari, Sainz sesto davanti a Leclerc).

L’olandese volante e la sua Red Bull sono da record anche per questo oltre che per le 48 vittorie ottenute in 179 gran premi corsi, i 92 podi ottenuti, le 30 pole position, i 28 giri veloci fatti segnare, aggiunti ai 2.411,5 punti incamerati nei suoi otto anni di Formula 1. Un albo d’oro inquietante per i rivali, Ferrari in testa. Direte voi: facile vincere con questa Red Bull. Vero, ma su questo torneremo poi.

Nato da papà Joe (olandese, ex pilota della Benetton di Flavio Briatore) e da mamma Sophie (belga), Max ha scelto dopo il divorzio dei genitori di vivere con il padre e, per questo, ha passaporto olandese. «In realtà sono mezzo e mezzo», si è lasciato sfuggire una volta. Vive per tutto quello che riguarda la F.1 a tal punto che si è fidanzato con Kelly Piquet, figlia del grande Nelson.

 

RAGAZZINO TERRIBILE
Max, pochi lo sanno, si mise in luce come pilota a soli 15 anni nel pianeta... Ferrari, proprio così. I suoi primi risultati li ottenne nel campionato Florida Winter su egida della Ferrari Academy che però, cieca e svagata, non si accorse di quel ragazzino terribile al volante. A soli 17 anni e quindi privo della patente per guidare una normale automobile stradale, si trovò proiettato nell’abitacolo della Red Bull, prelevato dalla Toro Rosso dove faceva coppia con Carlos Sainz.

In Red Bull non è stato subito tutto rose e fiori, Max è incappato in sciocchezze varie ma è stato perdonato da suoi padrini che sono Helmut Marko (il boss), Christian Horner (team manager) e Adrian Newey, quest’ultimo ha organizzato una squadra di ingegneri che hanno cucito addosso a SuperMax il missile di tutti e tre i mondiali.

A 26 anni questo fenomeno del volante che a Maranello si sognano anche di notte ha raggiunto a tre titoli Ayrton Senna, Niki Lauda, Jackie Stewart, Nelson Piquet e Jack Brabham. Nel mirino ha Alain Prost e Sebastian Vettel (4 titoli), Juan Manuel Fangio (5), e poi Michael Schumacher e Lewis Hamilton (7).

Ma l’idea, che è anche un provocazione, è un’altra: SuperMax ha dimostrato al mondo che i suoi 45 milioni di dollari annui d’ingaggio se li merita tutti ma, a questo punto, sarebbe fantascientifico se facesse una cosa che nessun campione del volante ha fatto prima di lui: pensare non in grande ma in grandissimo.

In altre parole, esaurire il suo accordo con la Red Bull e cambiare team per dimostrare che i tre mondiali vinti sono principalmente farina del suo sacco. Trasferirsi in un’altra squadra di Formula 1, meno forte, con monoposto meno performanti, non organizzata come quella austriaca e con ingegneri che non si chiamino Adrian Newey. State pensando alla Ferrari? Beh, sarebbe davvero una scelta coraggiosa per SuperMax. Se vincesse anche con le Rosse odierne, quella diventerebbe un’impresa superlativa, da vero macho.