La partita migliore
Jannik Sinner, trionfo a Pechino: cancella l'incubo-Medvedev (grazie a uno "scippo" a Djokovic)
Un Masters 500 che vale più del 1000 vinto a Toronto, quello che Jannik Sinner ha conquistato a Pechino. La competizione è stata del massimo livello a partire dalle semifinali, con l’altoatesino che ha dovuto imporsi su Carlos Alcaraz e Daniil Medvedev, i due migliori tennisti del circuito se si esclude quell’alieno che risponde ancora al nome di Novak Djokovic. Proprio dal serbo e in parte dallo spagnolo Sinner ha studiato la tattica per battere il russo, contro cui finora non aveva mai vinto.
I sei confronti precedenti si erano sempre conclusi male per Jannik, che aveva sofferto particolarmente lo stile di gioco di Medvedev. Con alcuni accorgimenti la musica è radicalmente cambiata, anche perché l’altoatesino ha giocato con grande determinazione e convinzione, senza mai avere veri e propri passaggi a vuoto. La chiave della vittoria sta soprattutto nella tattica del serve & volley che ha pagato in maniera sistematica: sono state 29 le discese a rete di Sinner in appena due set, con Medvedev che non è riuscito a trovare soluzioni. Nel primo set il russo si è aggrappato al servizio mettendo in campo un numero folle di prime, 31 consecutive. Poi però ne ha sbagliate 4 in 6 servizi, consentendo a Sinner di scappare sul 5-0 nel tie-break.
Jannik è stato spiegato come non mai, concludendo 7-2 un primo set di autentica goduria tennistica. Il secondo non è stato da meno, con l’altoatesino che ha costretto Medvedev a salvare tre palle break già nel terzo game. Sempre solido nei turni di battuta, Sinner ha messo alle corde l’avversario, che è rimasto attaccato alla partita con grande sforzo. Nel tie-break la storia si è ripetuta: Jannik si è conquistato quattro palle per il titolo e ha chiuso i conti con la prima, meritando ampiamente il nono titolo in carriera, il secondo da 500 punti. L’abbraccio finale a tutto il suo team sa di consacrazione, perché Sinner lascia Pechino con la consapevolezza di essere finalmente arrivato al livello più alto.