La vicenda
Napoli, quei 20 milioni che possono far saltare il club
Otto mesi fa a Napoli nessuno sembrava particolarmente preoccupato dalla richiesta dei pm di avere più tempo per indagare sull’acquisto di Victor Osimhen. La squadra era impegnata in una cavalcata trionfale verso lo scudetto, Aurelio De Laurentiis si stava riabilitando agli occhi di una piazza che lo aveva spesso detestato e l’inchiesta rappresentava un rumore di sottofondo appena percettibile. Adesso però le cose in campo vanno male, il presidente è di nuovo oggetto delle critiche dei tifosi e quindi anche un atto dovuto come quello della procura capitolina viene accompagnato da una grossa eco mediatica. L’accusa nei confronti di De Laurentiis è sempre di falso in bilancio e ora se ne occuperanno i pm romani. L’ipotesi di frode fiscale è invece stata archiviata lo scorso giugno dai giudici napoletani, che non hanno riscontrato elementi a carico del club.
AFFARE SOSPETTO
La vicenda è ormai ben nota: Osimhen è stato acquistato per 71 milioni dal Lille nell’estate del 2020, con De Laurentiis che ha pagato direttamente soltanto 51 milioni e ha coperto la restante parte con le valutazioni dei cartellini del portiere Karnezis e di tre giovani calciatori sconosciuti. Uno di questi, Luigi Liguori, aveva destato un certo clamore rivelando di non essere mai stato in Francia - «nemmeno per firmare il contratto» - e di essere molto arrabbiato perché l’operazione non riguardava realmente la sua carriera ma era fatta «per altro». La giustizia sportiva si era occupata dell’affare Osimhen nell’ambito del processo sulle plusvalenze e il Napoli era stato prosciolto. La tesi difensiva del club di De Laurentiis aveva fatto saltare l’intero castello accusatorio: impossibile quantificare in maniera oggettiva il prezzo effettivo di un cartellino, che è conseguenza di un accordo tra soggetti privati e rientra nell’ambito di una libera contrattazione di mercato. Il Napoli era stato assolto in primo e secondo grado, anche perché il dossier degli inquirenti della Figc presentava delle falle: faceva riferimento a consulenze e interpretazioni poco attendibili, come il sito Transfermarkt, che si occupa di attribuire quotazioni di mercato ai calciatori. Nello stesso processo anche la Juventus era stata assolta, ma le nuove carte inviate dalla procura di Torino avevano riaperto il caso e comportato l’iniziale penalizzazione di 15 punti, poi ridotta prima della fine del campionato. Difficile che per il Napoli si concretizzi uno scenario del genere: anzitutto, non sono emerse intercettazioni e mail che provino la fraudolenza delle plusvalenze; e poi il club si è limitato a una singola operazione sospetta, a differenza della Juve al quale è stato contestato un sistema con altre società.
Lo scorso gennaio i pm partenopei hanno però chiesto una proroga e adesso hanno passato il fascicolo ai colleghi romani, insistendo sul fatto che il Napoli abbia tratto un vantaggio dall’operazione Osimhen. Nel bilancio di quell’anno De Laurentiis ha fatto registrare la per- dita più importante della sua era, 58,9 milioni: cifra che sarebbe stata più alta senza i 20 milioni recuperati dalle valutazioni dei quattro calciatori spediti al Lille. Il Napoli ha però effettivamente speso dei soldi per Osimhen, mentre il “sistema Juve” si basava prevalentemente sulle plusvalenze a specchio, che servivano a generare un risultato positivo sul bilancio senza un reale movimento finanziario.
QUALI RISCHI
È prematuro ipotizzare sviluppi, ma dall’entourage di De Laurentiis fanno sapere che il presidente è sereno. Fabio Fulgeri, legale del patron, tranquillizza l’ambiente: «L’operazione di Osimhen è limpida ed infatti c’è stata già l’assoluzione. Se si arriva all’archiviazione a Napoli, immaginiamo che lo stesso accada anche per quest’altra accusa a Roma. Ritengo non ci siano rischi». Probabile che a turbare AdL sia il da farsi con Rudi Garcia e la squadra, piuttosto che l’accusa di falso in bilancio. Ma in teoria cosa potrebbe rischiare il Napoli? Per quanto concerne l’aspetto sportivo, gli articoli di riferimento del codice di giustizia federale sono due: il numero 4 e il numero 31. Nel primo rientra l’osservanza di principi di lealtà, correttezza e probità, nel secondo le violazioni in materia gestionale ed economica. AdL rischierebbe un’inibizione di un mese e il club una penalizzazione in classifica. Si tratta però di uno scenario estremo e piuttosto remoto allo stato dei fatti. Il Napoli ha problemi più urgenti: è già in ritardo di sette punti dalla vetta della classifica e deve fare i conti con un mister sfiduciato dai leader del gruppo.