Spalle al muro

Luciano Spalletti, inizio-choc: Italia, perché siamo già all'ultima spiaggia

Claudio Savelli

Sul campo di patate di Skopje gentilmente offerto dalla Macedonia non si sta in piedi. E siccome i prati oggigiorno sono belli ovunque, viene da pensare che sia una scelta per ostacolare l’Italia che peraltro deve rialzarsi dal grigiore manciniano. Le sabbie mobili sotto i piedi non aiutano, ma in modo piuttosto commovente gli azzurri cercano di far rotolare la sfera senza lamentarsi. Certo è difficile, il ct un campo così non lo vedeva dai tempi del Castelfiorentino, anni 80’, i primi della sua umile carriera da calciatore, ma fa parte del suo nuovo lavoro. 

Umile è la sua prima Italia, che prova a scardinare il fortino macedone (un 3-4-3 che diventa un 5-5-0) ma, dopo alcuni tentativi falliti (Tonali coglie il palo, Cristante e Dimarco sfiorano il gol) e un bello spavento, non si fa prendere dalla frenesia e resta calma. E rientra dagli spogliatoi con il piglio di chi vuole prendersi ciò che merita: Barella si inventa una piccola acrobazia, Dimitrievski spinge il pallone sulla traversa, Immobile si fa trovare al posto giusto. Uno a zero. E qui inizia un’altra partita. Pigra è quest’altra Italia che abbassa i ritmi, troppo, fino ad addormentarsi. 

 

Sono i retaggi del passato, la superbia che riemerge e spinge gli azzurri a sentirsi padroni del risultato troppo presto, come se fosse un diritto acquisito. Così, a 10’ dal termine, nel bel mezzo della sofferenza, Zaniolo regala la punizione che proprio non devi regalare e Bardhi la calcia sul palo di un Donnarumma indeciso e impreciso, come un anno fa, sempre contro la Macedonia. Non è buona la prima di Spalletti e si complica maledettamente la qualificazione ai prossimi europei: martedì a San Siro arriva l’Ucraina che ha strappato un pareggio all’Inghilterra (1-1) e conta sette punti, tre in più degli azzurri. Non è un playoff ma ci assomiglia molto: ne passano solo due.