Incognita
Marchegiani, la profezia: "Lukaku alla Roma, cosa non sappiamo". Mourinho trema
Sin dai tempi in cui era un ottimo portiere di Lazio, Torino e Nazionale, Luca Marchegiani amava studiare la tattica che vedeva dalla sua area e analizzare tutto minuziosamente. Da opinionista di Sky, con e senza giacca, continua a farlo. E si concede a Libero per le prime impressioni su questo strano calcio d’agosto.
Da ex portiere con vista sui campi della serie A, cosa ha notato di particolarmente convincente?
«Dopo due giornate è pretestuoso esporsi ma alcune certezze ci sono già e neppure tanto velate. Inter e Napoli, ad esempio».
Per le due vittorie su due?
«Non solo. Prendete l’Inter: la cosiddetta critica aveva sentenziato: senza Lukaku e Dzeko, due veri totem, farà fatica a segnare. Beh, con Monza e Cagliari e con quel Lautaro lì mi sembra che le cose non stiano andate così. Thuram e Arnautovic, pur differenti tra loro, sono giuste alternative per armare Lautaro e anche per concludere. La squadra gira che è un piacere e, considerando che in difesa c’è anche Pavard, Inzaghi ha tra le mani il roster più forte del campionato».
Più di quello del Napoli?
«Lo vedremo a breve. Garcia, con furbizia, non ha sconvolto affatto gli schemi di Spalletti ma qualcosina ha toccato, come è giusto che sia. Interessante la nuova posizione di Raspadori, ad esempio. Un dubbio che ho? La partenza di Kim che, dietro, è stata l’architrave di tutto. Con il coreano a presidiare era più facile il pressing alto».
Nel Milan i nuovi sembra giochino insieme da dieci anni, vero?
«Fanno apparire tutto facile. Hanno velocità e chiarezza di idee. Mi ha convinto la fluidità delle manovre e il fatto che, con Pulisic sulla destra, ci sia un’alternativa ficcante al binario mancino dove Leao e Theo sono impressionanti».
La convince questa Juventus?
«Aspetterei un mesetto per capire se tornano gli stessi difetti dello scorso anno. Un aspetto importante riguarda Chiesa: è una seconda punta? Per me no, tende sempre a partire da esterno perché si ritiene tale».
Veniamo alle dolenti note: Roma e Lazio. Cosa sta passando nella testa di Mourinho, secondo lei?
«Il gancio in mezzo al cielo di Mou si chiama Lukaku. La difesa, segreto della Roma lo scorso anno, prende due gol a partita, Paredes è disabituato ai ritmi del nostro calcio e Renato Sanches un mistero. Inoltre i muscoli di Dybala sono una preoccupazione. Davanti soltanto il belga può dare quella profondità e quella pericolosità sotto rete necessaria. Con Lukaku in campo, poi, la Roma potrà giocare più bassa e proteggersi».
Ma quale Lukaku è arrivato, a Roma?
«Bella domanda. Se è quello travolgente dell’Inter di Conte, è un ottima soluzione tattica. Se è quello delle ultime due stagioni, al Chelsea ma anche all’Inter lo scorso anno, è un altro discorso».
Cosa dire della Lazio?
«Che ha avuto un inizio pessimo. L’assenza di Milinkovic si è notata in modo evidente, con il serbo in campo la Lazio non avrebbe perso in casa con il Genoa, un gol sarebbe arrivato. Kamada non ha ancora convinto e Rovella non gioca. Questa è la cruda realtà».
Chi sarà la squadra rivelazione della stagione?
«La Fiorentina di Italiano. Con Nzola, centravanti che mi incuriosisce molto, e l’argentino Beltran dovrebbe risolvere il grosso problema del gol. Limite che ha frenato i viola lo scorso anno. Molto dipenderà dalla stagione che farà Arthur, un regista che ha fatto male alla Juve e malissimo al Liverpool».
La squadra che gioca meglio?
«Compatibilmente con i giocatori che ha Motta mi sta stupendo sempre di più il Bologna. Ha affrontato Milan e Juve senza timori e con una sicurezza nel palleggio notevole».
Abbiamo vissuto un agosto bollente: cosa ne pensi dell’addio all’azzurro di Mancini d’Arabia?
«Non so sinceramente che dire, è difficile decifrare la cosa. Ora c’è Spalletti e Luciano ha l’abitudine di allenare ogni giorno la squadra. Questa è una sfida ben diversa da quelle esaltanti che ha vinto a San Pietroburgo o a Napoli. Nel suo nuovo ruolo, dovrà anche mediare e selezionare giocatori che avrà a disposizione per poco tempo prima di partite decisive. Però Spalletti è bravo e intelligente. Quest’ultima dote gli consentirà di fare bene».