Occhio al nome

Serie a, altro che palle al piede: ecco la rivelazione del campionato

Leonardo Iannacci

Impossibile che Vlahovic fosse diventato quel timido centravanti ammirato lo scorso anno nella traballante Juve. Che Chiesa si fosse trasformato in una tartaruga incapace di saltare persino un filo d’erba. Che Belotti chiudesse un campionato a zero gol. Che, infine, De Ketelaere, acquisto estivo della coppia Maldini-Massara, avesse inviato a Milano il suo fratello gemello, un brocco capace di vagare per il campo senza combinare nulla di buono. Se una domenica d’agosto può diventare anche una sentenza di primo grado (seguiranno altri 37 gradi di giudizio, trattandosi di pallone), questi quattro satanassi sono tornati a occupare i rispettivi ruoli che competono loro: sono giocatori rinati a suon di gol.
Partiamo volentieri da Charles De ketelaere, 22 anni, passato dal Milan alla corte di Gasperini e subito tornato ai livelli che aveva mostrato in Belgio con la maglia del Bruges. A Sassuolo, schierato nella ripresa nel ruolo di punta al posto di Zapata, il biondino ha sbloccato una partita che si stava incartando per la Dea: prima un’occasione sciupata, poi una clamorosa traversa infine il gol di testa che ha ridato i sorriso a tutti.

IN ATTESA DI SCAMACCA
Gasperini attende, ora, dopo aver rigenerato il ragazzo di espressione fiamminga, un’altra rinascita: quella di Scamacca, gettato nella mischia nel finale di partita e atteso pure lui a un campionato nel segno del riscatto dopo la brutta stagione nel West Ham. Considerati quasi due palle al piede e messi sul mercato a fine luglio per ragioni di budget da Giuntoli, Vlahovic e Chiesa hanno risposto alla loro maniera a Udine. Federico, tonico e in forma dopo un’annata che lo ha visto claudicante per il serio infortunio al ginocchio, è parso irresistibile e, pensando anche a Spalletti che guardava la partita in tv, ha segnato un gol dei suoi.

 


«Chiesa non lo vedo come esterno ma come seconda punta. Con un centravanti a fianco può segnare 14-16 reti» ha detto Allegri. Il centravanti della Juve, per ora e (ci auguriamo vivamente per la Juve) anche poi è Dusan Vlahovic, per settimane dato in partenza per far posto a Pinocchio Lukaku ma a segno su rigore a Udine. Un altro ragazzo che, svanita la pubalgia, sta ritrovando la cattiveria in zona gol e dimostra ad ogni partita di voler restare a Torino. Lo si nota, dopo ogni gol, per la sua corsa pazza sotto la curva e per la voglia di sbandierare la maglia bianconera con il proprio nome. Paradossale e felice anche la vicenda che ha interessato Andrea Belotti, un tipo che in carriera ha segnato un centinaio di reti e che lo scorso anno era rimasto all’asciutto, fornendo materiale per i suoi detrattori. Mourinho lo ha sempre difeso, non lo ha mai messo ai margini. Ebbene, infortunato Abraham e non ancora in rosa Duvan Zapata, Mou si è affidato al 29enne Andrea nel debutto di campionato contro la Salernitana, squadra che in estate aveva chiesto notizie su di lui. Belotti ha risposto alla doppietta di Candreva con un bruciante uno-due dei suoi che ha evitato il tracollo della Roma. Un Gallo ritrovato. Altro che palle al piede o giocatori finiti.