Mercato

Inter, "sedotti e abbandonati": cosa sta succedendo davvero

Claudio Savelli

Per fare una squadra, l’Inter ne ha trattate due. Una è andata in porto - dei dieci acquisti in programma ne sono stati chiusi nove mentre una è sfumata: Samardzic è il decimo giocatore inseguito, corteggiato, magari pure ingaggiato che poi, per le ragioni più variegate, non si è vestito di nerazzurro. Non sono i dirigenti nerazzurri a essere pazzi e a cambiare idea all’ultimo, è pazzo il mercato: tra agenti, giocatori, genitori, ricchi arabi e proprietà in crisi, le variabili sono ormai infinite. In più se il budget a disposizione è zero e, anzi, i soldi vanno portati a casa, il rischio che gli affari saltino aumenta. Per questo essere dirigente dell’Inter di questi tempi è un onere più che un onore. Negli affari saltati, la dirigenza ha dimostrato grande forza. Concedere al padre di Samardzic quanto richiesto, siano 300mila euro o 3 milioni, avrebbe avuto effetti distruttivi: oggi gli agenti di tutti i giocatori in rosa starebbero bussando alla porta della sede.


TEMPO PERSO
Senza Samardzic, l’Inter sarà meno forte in campo ma nel frattempo è diventata più forte fuori. L’unica cosa persa è il tempo, ma Ausilio, Baccin e Marotta sono abili mercanti. Samardzic chiude il cerchio di fuoco aperto da Lukaku, per cui era stato raggiunto l’accordo con il Chelsea: anche qui, più che rammaricarsi per la fatica sprecata, l’Inter dovrebbe gioire per aver risparmiato una quarantina di milioni per un traditore seriale. Taremi e Balogun non sono stati inseguiti a lungo perché l’Inter ha ritenuto eccessivo il prezzo formulato dal Porto e dall’Arsenal: 30 milioni per un 31enne in scadenza e 40 milioni per un attaccante praticamente fuori rosa sono dei ricatti più che delle richieste. Idem per Morata qualche settimana prima. Il vero affare sfumato in attacco è stato Scamacca. Ha scelto l’Atalanta e l’Inter se n’è fatta una ragione. Anche Azpilicueta ha optato per il ritorno in patria (Atletico Madrid) dopo un decennio a Londra. Avesse scelto Milano, i dirigenti nerazzurri avrebbero già completato il mercato.

 

 

Al contrario, Trubin e Bento hanno sventolato la bandiera nerazzurra durante le trattative. Il primo ha piazzato commenti ammiccanti ad ogni post che riguardava i portieri nerazzurri, il secondo si è esposto in un’intervista. Ausilio ne avrà pieni i cosiddetti per le sue intuizioni andate perse per impossibilità di investire quattro soldi, ma svolge il suo lavoro e tira la coperta dove c’è bisogno: l’investimento sul secondo portiere non era prioritario, così è arrivato Audero in prestito pagato dal prestito di Stankovic. Stesso discorso per l’ultimo difensore: non c’è budget. Così, dopo che Tomiyasu è stato chiesto in prestito all’Arsenal, ora parte una telefonata al giorno nella sede del Chelsea per l’affitto di Chalobah. Per ingaggiarne uno, i dirigenti ne perdono un altro. Chissà come sarebbe l’Inter se avessero la possibilità di scegliere.