Saudi League

Arabia Saudita, 1,5 miliardi in campo. E non è finita: "Ecco chi vogliono"

Federico Strumolo

Si è sentito così tanto parlare del campionato arabo quest’estate che in molti da venerdì seguiranno con curiosità le vicende della Saudi Pro League. La prima partita a cui potranno assistere gli appassionati italiani, in realtà, è in programma per lunedì, dato che La7 ha acquisito i diritti per una singola gara a giornata (con un accordo biennale da 450mila euro, contro i 30mila pagati da Sportialia per metà della scorsa stagione). Si comincia con Al Ettifaq-Al Nassr, quindi con le leggende del Liverpool Gerrard (in panchina) e Henderson (in mezzo al campo) contro Cristiano Ronaldo e l’ex Inter Brozovic. Insomma, un perfetto spot di quello che potrà offrire un campionato con margini di miglioramento inestimabili, ma che, almeno per il momento, mantiene un mediocre livello generale. Perché gli arabi non sono certo noti per sfornare grandi calciatori. Secondo il portale di riferimento Transfermarkt, il giocatore saudita con il valore più alto è Firas Al-Buraikan, 23enne centravanti in forza all’Al Fateh: costa 3 milioni di euro.

La musica cambia considerando i giocatori internazionali, quelli portati via al calcio europeo. Il primo a sposare la causa saudita è stato Ronaldo, con un clamoroso trasferimento del dicembre scorso. Ma il 38enne, con 15 milioni di valore, è solo il dodicesimo più costoso della lega, in una classifica comandata da quel Milinkovic-Savic (50 milioni) che per anni ha deliziato con la maglia della Lazio. Il serbo, passato all’Al Hilal per formare un centrocampo stellare con Neves e a cui potrebbe presto aggiungersi Verratti (il Psg vuole 80 milioni), non è l’unica vecchia conoscenza della serie A in Arabia. Detto di Brozovic, in Saudi Pro League ci sono anche l’idolo dei napoletani Koulibaly, oggi anche lui all’Al Hilal, e l’ex Udinese Fofana, passato all’Al Nassr di Brozovic. Ma anche stelle che hanno segnato la storia del calcio, su tutti Benzema dell’Al Ittihad: condividerà il campo con un altro pezzo grosso come Kanté.

«CRESCERE ANCORA»
Tutti campioni convinti da offerte faraoniche: Ronaldo guadagna 200 milioni a stagione, Benzema 100, Milinkovic si ferma a 30, più o meno quanto Brozovic, mentre è più fortunato l’ex Liverpool Sadio Mané, con i 40 milioni annui percepiti dall’Al Nassr. I campioni, però, scendono in campo per vincere ed è per questo che si daranno battaglia in un campionato che da quest’anno passa da 16 a 18 squadre e in cui a partire da campione in carica sarà proprio l’Al Ittihad di Benzema e Kanté (la stagione partirà venerdì e si concluderà il 27 maggio). Lo scoglio sarà capire se la curiosità delle prime giornate porterà a un reale interesse dei tifosi internazionali, soprattuto dopo che cominceranno i maggiori campionati europei. Quel che è certo, però, è che l’intenzione della Saudi Pro League è di crescere ancora, come raccontato dal direttore operativo Carlo Nohra: «Vogliamo diventare una delle prime dieci leghe al mondo e per farlo continueremo a spendere - racconta il dirigente -. Questo è un Paese pazzo per il calcio, l’80% della popolazione gioca o guarda partite».

E pensare che gli arabi hanno già speso circa 450 milioni per i cartellini e 750 milioni annui in stipendi (sono arrivati oltre 50 giocatori stranieri). Il mercato saudita finirà il 7 settembre (e non il 20 settembre come inizialmente deciso: sarà contento Jurgen Klopp che aveva protestato), quindi una settimana dopo quello europeo. C’è chi ha paura di perdere pezzi pregiati, come il Napoli che deve fare i conti con il pressing dell’Al Hilal su Osimhen (la valutazione è di 200 milioni), ma anche chi sorride, come la Roma che incasserà 30 milioni dalla cessione all’Al Ahli di Ibanez. E, poi, attenzione all’interesse arabo per altre stelle, come l’asso dell’Atletico Madrid Joao Felix e, ancora, l’ex Milan Kessié, che andrà all’Al Ahli. D’altronde per ogni club sono ammessi otto stranieri e le quattro grandi, tutte di proprietà del fondo sovrano dell’Arabia Saudita Pif, hanno ancora due posti liberi. Mentre le altre 14 società - di proprietà del Ministero dello Sport e in via di privatizzazione - hanno a disposizione oltre 20 caselle.