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Maldini, "ritorno nel calcio". Dove va: clamoroso schiaffo a Cardinale

Il ritorno di Paolo Maldini: a distanza di un paio di mesi dalla sua cacciata dal Milan a opera del patron americano Gerry Cardinale, l'ex bandiera e responsabile dell'area sportiva rossonero secondo il Giornale sarebbe tra i papabili per sostituire il compianto e indimenticato Gianluca Vialli nel ruolo di team manager della Nazionale italiana. L'altro candidato è Gigi Buffon, altra gloria azzurra vicinissimo al passo d'addio, dopo aver rifiutato a 46 anni una offerta milionaria dall'Arabia. 

 

 

 

Il condizionale, con Maldini, è d'obbligo. Carattere forte, orgoglioso, idee chiare e tanta voglia di prendersi responsabilità. In via Aldo Rossi ha sbattuto i piedi per avere pieni poteri e non ha mai accettato il ruolo di figurina (declinò l'invito a tornare al Milan con Yonghong Li proprio per questo motivo), e anche per questo è entrato in rotta di collisione con RedBird, da subito. Una nuova avventura sportiva per Maldini, forse, è ipotizzabile solo in due casi: negli Usa, magari con David Beckham a Miami, la sua seconda casa. E, appunto, l'Italia. Troppo milanista, dentro e fuori, per immaginarlo metaforicamente  con un'altra maglia di club (anche se in giacca e cravatta).

 

 



Il ruolo di capo-delegazione azzurro, peraltro, non è solo di rappresentanza. Come ha insegnato Vialli, di fatto è il trait d'union tra i giocatori e il ct, nella fattispecie Roberto Mancini. L'ex bomber della Sampdoria, a detta del gruppo, fu fondamentale nel cementare le individualità e indicare la rotta verso l'impensabile e impronosticata vittoria agli Europei del 2021. E la sua tensione e le lacrime durante e dopo i rigori decisivi nella finale di Wembley contro l'Inghilterra hanno fatto storia, dimostrandone l'importanza emotiva e psicologica. Un ruolo in parte già svolto con successo da Maldini, a Milanello, dov'era più vicino a Pioli, Theo o Leao che alla proprietà.