Adesso basta
Max Allegri, "il più a rischio". Cacciato dalla Juve per colpa di Lukaku?
Per Massimiliano Allegri quella di quest’anno è la stagione delle verità. Il tecnico toscano, secondo La Gazzetta dello Sport, è il più a rischio e se davvero andasse in porto l'operazione Lukaku, una stagione senza titoli potrebbe costargli caro. C’era una volta la Juve che investiva e collezionava scudetti in serie. Nove consecutivi tra il 2012 e il 2020 con Conte (3), Allegri (5) e Sarri (1). Mentre nell’ultimo biennio, quello del Max bis, la Signora ha solo speso. Zero titoli, come non accadeva dai tempi di Gigi Delneri (2010-11). Nessuna coppa nonostante uno degli allenatori più vincenti e pagati del campionato (Allegri guadagna 7 milioni più bonus, contratto fino al 2025) e la squadra italiana con il monte stipendi più alto.
Gli acquisti della Juve da quando è tornato Allegri
L’Allegri bis, nell’estate 2021, fu inaugurato con lo slogan “solo talenti, basta parametri zero”. Arrivarono Manuel Locatelli (35 milioni), Moise Kean (35) e Kaio Jorge (1,5 milioni più bonus). E tanti saluti a Cristiano Ronaldo. A gennaio, però, la Juve dovette correre ai ripari: 70 milioni più 10 di bonus per Dusan Vlahovic, dopo un anno e mezzo tutt’altro che esaltante già in lista di sbarco: lo aspetta il Psg. E 8,5 milioni tra parte fissa e bonus per Denis Zakaria, all’epoca a sei mesi dalla scadenza, a cui è bastata mezza stagione per diventare un esubero. Nel 2022 l’arrivo di Paul Pogba a zero (4 anni a 8 milioni netti più 2 di bonus, 161’ la scorsa stagione), di Angel Di Maria (un anno da 6 milioni, senza benefici fiscali) e Leandro Paredes, in prestito ma con uno stipendio da 7 milioni netti.
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“Vince solo chi è capace”. La teoria “allegriana” è quella giusta?
Tanti parametri zero, l’anno scorso, da far sembrare grandissime le altre operazioni: 41 milioni più bonus per Bremer e i 12 milioni per il 30enne Kostic, pure lui voluto dal tecnico e acquistato a un anno dalla scadenza. A conti fatti, invece, gli affari migliori sono stati il prestito di Milik, poi riscattato nelle scorse settimane, e l’investimento su Gatti. E soprattutto i giovani Fagioli, Miretti, Iling e Soulé, lanciati da Allegri prima per necessità (gli infortuni a catena) e poi per scelta. Dopo il quarto posto del 2021-22, il terzo sul campo nel 2022-23 (poi divenuto settimo causa penalizzazioni). Mai in corsa per lo scudetto e fuori dai gironi di Champions 2022-23, come non accadeva da più di dieci anni.
Ora per Allegri arriva la stagione della verità, dopo due anni all’asciutto. Quando andà via nel 2019, disse così: "Ci sono i giocatori che vincono i campionati e quelli che non li vincono... Ci sono i dirigenti e gli allenatori che vincono e quelli a cui non succede mai. Se non vinci mai, ci sarà un motivo…”. Prima del suo ritorno, chi l’ha succeduto, Maurizio Sarri, ha vinto il campionato (dopo l’Europa League col Chelsea). E se nel 2022 Pioli ha vinto il suo primo scudetto (Milan), a maggio Spalletti si è sbloccato in Italia con il Napoli (in precedenza c’era riuscito in Russia con lo Zenit). La teoria delle categorie vale ancora o traballa? E forse non è un caso che proprio il nome di Spalletti, insieme a quello di Antonio Conte (entrambi senza squadra) sia il più papabile per la sostituzione di Max.