Bianconeri

Juventus, un guaio da 180 milioni di euro: club a rischio-smantellamento

Claudio Savelli

Il fatto che molti giocatori vogliano andare via non è un male assoluto per la Juventus. Il club per respirare aria pulita dovrebbe infatti far rientrare ben 180 milioni (non 100 o 140 come si è scritto) tra plusvalenze (circa 100) e tagli stipendi (80, di cui 17 già sistemati con gli addii di Di Maria e Paredes). La dieta era stata rimandata la scorsa estate dalla coppia Arrivabene-Cherubini in nome di un instant team. Un successo avrebbe limitato l’intervento all’addio di alcuni vecchi contratti, ma è andata come è andata. Dunque è giunto il tempo di agire e la dirigenza, guidata da Manna sul piano sportivo, deve farlo con la mano pesante. La Conference sposta poco o nulla in termini economici, quindi non è una variabile. La Juventus non attende la Uefa e ragiona come un club fuori dall’Europa, in procinto di cominciare un anno zero. Deve solo gestire la reazione dei giocatori che inevitabilmente considerano quella bianconera una vetrina di secondo livello, almeno per il prossimo anno.

VOLTAGABBANA
La fila dei voltagabbana si sta allungando in pochissimo tempo. Cuadrado, ad esempio, non ha accettato l'offerta di rinnovo al ribasso (da 5,5 a 2 milioni), forte della corte di Fenerbahce e Siviglia. Con Vlahovic invece l’amore vero non è mai sbocciato e ora si va verso la rottura. L’attaccante è stata la prima vera mossa di Arrivabene, una sorta di manifesto programmatico.

Per offrirgli 7 milioni netti all’anno, l’ex direttore aveva cancellato la stretta di mano con Dybala. Oggi però la Juve non è contenta del serbo, compromesso dalla pubalgia, quanto quest’ultimo non è soddisfatto della squadra. Vlahovic sa che i grandi centravanti sul mercato sono pochi e che il Bayern lo cerca. Dovrà solo avere pazienza perché la situazione della Juve è nota e gli altri club giocano al ribasso. I calciatori non fanno molto per aiutare la Signora a darsi un tono. Vedi Chiesa che, attraverso gli agenti, avanza una richiesta da 8 milioni netti all’anno per rinnovare il contratto in scadenza nel 2025. Se il club si sta liberando dei giocatori che guadagnano quella cifra, non ha senso chiederla se non per farsi vendere. In più, Chiesa è reduce da un grave infortunio e da quasi due anni di inattività.

Chiede di più dopo le stagioni in cui ha potuto dare meno: non è avarizia ma una mossa strategica. Il caso di Milik descrive le difficoltà che avrà la Juventus in entrata. Anziché riscattare il giocatore e chiuderla lì, propone al Marsiglia un nuovo prestito da un milione e un obbligo di riscatto a 6 condizionato alla qualificazione in Champions nel 2024. È la stessa cifra a cui era previsto il riscatto ma è meglio spalmarla nel tempo, quando le casse avranno più ossigeno.

VECCHIA DIRIGENZA 
Il problema nella Juventus è la mancanza di ordine e leadership decisionale. Il passaggio dalla vecchia dirigenza a quella nuova ha creato delle zone grigie in cui sono fiorite delle assurdità. La più eclatante è il rinnovo automatico del contratto di Alex Sandro a 6 milioni netti a stagione di cui nessuno si è accorto: sarebbe scattato al raggiungimento del 50% di presenze, cosa accaduta per via della fiducia di Allegri. Ora si cerca un accordo di buonuscita con il difensore, su cui c’è mezza Turchia a patto che sia svincolato. Soldi sprecati visto che bastava farlo giocare meno e aggiungerlo alla lista di svincolati pesanti con Di Maria (6 milioni netti), Paredes e Rabiot (7 netti). 

Anche la gestione di quest’ultimo è davvero poco logica: alla mamma-agente è stato proposto il rinnovo di un anno alla stessa cifra, con la promessa di lasciarlo andare via comunque a zero la prossima estate. Ma la Juve non doveva tagliare il monte ingaggi? Sì. È difficile ma non è un male: quelli che guadagnano meno sono quelli che renderanno di più, in campo e sul mercato.