L'intervista al ct

Paolo Nicolato, U21 verso gli Europei: "Bisogna far giocare i giovani!"

Federico Rana

Mercoledì 21 giugno iniziano gli Europei Under 21 in Georgia e Romania. Arrivata alla fase finale vincendo il gruppo di qualificazione, l’Italia esordirà giovedì 22 contro la Francia. Il commissario tecnico dell’Under 21 Paolo Nicolato, 56 anni, si proietta insieme a noi verso il torneo che gli azzurri hanno già vinto cinque volte, l’ultima nel 2004.

L’Italia è nel gruppo D, con Francia, Svizzera e Norvegia.
«Girone equilibrato, a parte la Francia che per me è la favorita alla vittoria finale. La Svizzera è molto forte, con tanti giocatori di doppio passaporto, seconda nelle qualificazioni con gli stessi punti con cui noi abbiamo vinto il nostro girone. E poi la Norvegia, che sta lavorando molto bene e produce diversi giocatori. Si possono fare e perdere punti con tutti».

Guardando il resto del tabellone, quali sono le formazioni più temibili?
«Le stesse delle nazionali maggiori: Spagna, Portogallo, Inghilterra, Francia, Germania e Olanda tirano le fila del movimento Under 21».

Quali possono essere i nostri obiettivi?
«Veniamo da un anno un po’ difficoltoso, abbiamo preparato poco per problematiche varie e cambiando molti giocatori nelle cinque amichevoli del 2023. Dovremo creare una squadra in tempi rapidissimi. Se ci riusciamo, daremo fastidio a tutti, come sempre. Poi ci dirà il campo. Questo sarà il mio terzo Europeo, so che devono andar bene una serie di cose: gli infortuni, la possibilità di convocare i giocatori che servono, i cartellini».

Ha le idee chiare quindi su che Italia sarà a livello tattico?
«Scegliamo sempre in base agli uomini. Non sono legato a uno schema di gioco: nell’ultimo biennio abbiamo iniziato con il 4-3-3, per poi cambiare. Cerco di mettere a proprio agio i ragazzi. Abbiamo giocato grandi partite con il 3-5-2 perché abbiamo giocatori con queste caratteristiche. Proseguiremo così, pronti a cambiare in corsa».

È un momento “intenso” per la Nazionale maggiore, con tanta attenzione mediatica. Quanto incide sul suo lavoro?
«Zero. Influisce solo che sia stato pescato molto nell’Under 21, “togliendoci” qualcosa, ma è il nostro primo compito. Stiamo tenendo uno standard alto, nell’ultimo biennio abbiamo perso solo un paio di partite su 24, nonostante spesso non siamo stati nelle condizioni ideali».

L’Under 21 è la punta dell’iceberg del calcio giovanile. In che stato è il movimento in Italia?
«Fino a una certa età siamo molto competitivi, perché i ragazzi giocano quanto negli altri Paesi. Cominciamo ad avere difficoltà nella fascia 18-23 anni, quando trovano un quarto del minutaggio. Questo incide, sia per le competizioni con la Nazionale, perché per giocare 3 partite in 6 giorni serve una condizione atletica ottimale, sia per l’aspetto mentale: a quell’età conta anche la quantità, non solo la qualità del lavoro. A 20-21 anni da altre parti giochi in pianta stabile in prima squadra».

In questo contesto si inserisce il tema delle seconde squadre.
«Sicuramente dobbiamo trovare delle soluzioni per riempire la mancanza in quella fascia d’età. Dalla Primavera alla prima squadra il salto è importante, spesso il giovane non trova spazio e viene mandato in categorie in cui non riesce ad esprimersi. Questi ragazzi devono poter allenarsi in maniera qualitativa e giocare contro avversari forti. Se non gli diamo spazio non li possiamo scoprire».

Ultima battuta su di lei. Ha allenato a qualsiasi latitudine nel nostro calcio: questo Europeo che punto rappresenta nel percorso di Paolo Nicolato?
«Non mi sono mai posto grandi fantasie. Punto a disputare questo Europeo al top, poi l’unica certezza è che continuerò ad allenare, come ho fatto negli ultimi 35 anni, perché è la mia passionee il mio lavoro. L’esperienza della Nazionale è qualcosa di meraviglioso, ormai sono qui da 7 anni. Il seguito lo vivremo strada facendo».