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Jannik Sinner e gli infortuni: "Cosa non considerava"

Il mago dei muscoli di Jannik Sinner è anche il suo "torturatore". Intervistato da Repubblica, il preparatore atletico Umberto Ferrara svela i segreti del tennista italiano, grande speranza azzurra al Roland Garros. Insieme ai due coach Simone Vagnozzi e Darren Cahill e al fisioterapista Giacomo Naldi, il 54enne Ferrara cura la parte fisica di Jannik e cerca di farlo rendere al meglio, sfruttandone i punti di forza e limandone i difetti. 

 

 



Dal punto di vista psicologico, Sinner "è esattamente quello che mostra: una persona cui piace essere un tennista", sempre molto disponibile con il suo staff. "Ha il suo carattere e i suoi momenti, ovviamente. Però è un tipo che ascolta molto, sia Cahill che Vagnozzi. Vuole migliorare ogni giorno senza preconcetti, poi se c’è qualcosa che non lo convince manifesta le sue perplessità".

Dal punto di vista atletico, "c’era del bel materiale sui cui lavorare. Avevo di fronte un ragazzo longilineo, di circa due metri e abbastanza magro. Forse da potenziare muscolarmente" anche se "quelli che sono venuti prima di me avevano puntato su delle cose, hanno fatto un buon lavoro. Ora puntiamo su altro, tra cui l’incremento della forza". "Abbiamo iniziato con carichi di lavoro più soft - spiega Ferrara -. Ma la preparazione di cui ha bisogno è quella di un ragazzo, un atleta della sua età e con la sua morfologia: la differenza la fanno i carichi di lavoro. Poi voglio rispettare il lavoro sulla rapidità, piuttosto che sulla potenza metabolica". Un punto cruciale, sottolinea, "è il recupero. Il tennis ci insegna che più si va avanti e più è fondamentale: recupero fisico, alimentazione, riposo supplementare".

 

 

 

Di base, il lavoro con Ferrara non è proprio il preferito del tennis Jannik. "Io sono l’antipatico del gruppo e il suo 'torturatore'", ma Sinner "è un ragazzo molto intelligente, serio. Si rende conto che se anche la veduta dalla mia finestra non è la più bella, è però quello che gli serve e quindi alla fine, obtorto collo, lavora sodo". Soffre soprattutto "forza, pesi, banalmente tutto ciò che riguarda la palestra, ma anche il lavoro in campo ad alta intensità: per lui essere in un campo da tennis e non avere una racchetta in mano è come fargli una violenza". E gli infortuni ricorrenti? Ferrara è sibillino: "Nel tennis abbiamo movimenti davvero contro natura. Ci sono atleti che decidono di non giocare certi tornei perché hanno bisogno di recuperare, e torniamo al discorso di prima: alimentazione, sonno. E strategie come la crioterapia, vasca del ghiaccio, massaggi, osteopatia. Un aspetto cui Jannik non aveva dato importanza, e che invece adesso riveste priorità".