L'unica cosa che conta
Juve, occasione irripetibile per ripartire: chi deve essere fatto fuori
Se la matematica non è un’opinione, meno per meno fa più. La Juventus, allora, può provare ad accennare un sorriso di fronte al “meno dieci” per il processo-plusvalenze e al possibile “meno X” per il filone-stipendi: avrà più margine per ricostruire una rosa all’altezza delle ambizioni della società. Ricostruire, sì, perché il gruppo attuale non è stato in grado di raggiungere gli obiettivi. È vero che è stata un’annata folcloristica, come dice Allegri, ma è la seconda stagione consecutiva senza titoli, lo scudetto (nominato dal mister in estate) è sempre stato un miraggio e il passaggio alle fasi ad eliminazione diretta della Champions League è stato miseramente fallito. Le due semifinali perse di Coppa Italia e Europa League hanno segnato il limite di questa rosa, che non è giovane e inesperta come sostiene Allegri ma, al contrario, è imbolsita dai contratti ultramilionari degli esperti non considerati. I vari Bonucci, Alex Sandro, Rabiot, Di Maria e Pogba, solo per citarne alcuni, guadagnano più di sei milioni netti a testa e evidentemente non li valgono.
I RAMI SECCHI
La penalizzazione può diventare un’occasione per tagliare questi rami secchi e avviare un progetto di calcio sostenibile basato sui giovani e sul gioco, con un vantaggio rispetto al 2006: l’esodo dei campionissimi, molto meno legati alla maglia rispetto ad allora. L’assenza dalla prossima Champions (servono due vittorie e contemporaneo capitombolo di Milan, prossima avversaria, Atalanta e Roma) e, magari, da tutte le competizioni europee (la Uefa si pronuncerà entro fine giugno dopo l’avviamento del processo sugli stipendi) è un incentivo all’addio dei big. Meglio svenderli che tenersi quegli stipendi. In più un’annata senza impegno infrasettimanale è universalmente riconosciuta come anno zero ideale per ricostruire.
Si può allestire una rosa più corta e snella e concedere più minuti ai giovani da strutturare, che sono già presenti in ogni ruolo. A Miretti e Fagioli si può affiancare Rovella, di ritorno dal prestito dal Monza, e la mediana è già fatta. Con Locatelli in versione leader, la Juve ritroverebbe l’anima italiana. In porta, se Szczesny va c’è Perin pronto all’uso. Davanti a lui, Gatti sta crescendo e può formare con Bremer la coppia titolare. Danilo a destra e, a sinistra, uno tra Cambiaso (di rientro dal Bologna) e Pellegrini (difficilmente riscattato dalla Lazio). Davanti metti Chiesa o Kean in versione ala, Milik o Vlahovic al centro e Kulusevski, in caso non venga opzionato dal Tottenham, con Iling di riserva. Il 4-3-3 è già disegnato con un’età media di 24,3 anni, pochi leader ben identificati e senza spendere un euro di cartellini.
DIFFICILE VINCERE SUBITO
Certo, difficile che questa formazione vinca subito lo scudetto, anche se il Napoli ha dimostrato che le rivoluzioni possono fruttare subito. Servono patti chiari con i tifosi e la Juventus potrebbe diventare la prima grande italiana ad aprire un canale di comunicazione diretto e onesto. Può farlo anche perché la dirigenza è praticamente super partes. Ci sarebbe poi da decidere l’allenatore che, in questi casi, deve diventare anche il volto della rivoluzione. Allegri ha ancora due anni di contratto e sembra disposto ad assumersi questo incarico, ma è anche il professionista ideale? Nell’ultima conferenza ha aperto anche ad un ruolo da direttore tecnico. Certo non potrebbe farlo in combinazione con un allenatore formato come Luciano Spalletti, candidato ideale per la formazione di cui sopra. Al massimo Allegri potrebbe vegliare su un giovane rampante come Raffaele Palladino. Un futuro diverso sarebbe eccitante anche per Max. Di certo lo sarà per la Juventus, quando se ne renderà conto.