Analisi

Juve, pesantissimi dubbi su Allegri: non serviva la coppetta... ?

Claudio Savelli

I ritmi sono agostani perché Inter e Juventus giocano come se fosse il primo di agosto: fisicamente in campo, emotivamente altrove. Il pensiero va al campionato e all’Europa, due cose molto più importanti: la prima per i soldi che garantisce la qualificazione in Champions, la seconda per lo stesso identico motivo e, in più, per la gloria. Il nervosismo dell’andata è un lontanissimo ricordo, e fa impressione pensare che sono passate solo tre settimane.

 

 

Ma di cose ne sono successe, entrambe hanno conquistato una semifinale europea, l’Inter si è riavvicinata ai posti che contano in campionato mentre la Juventus ha riassaporato la classifica senza penalità. A rendere le cose ancor più piatte ci sono gli eventi e le scelte. I nerazzurri segnano subito ad una Juve schierata con un 3-5-1-1 di cui gli ultimi due sono Di Maria e Chiesa, tutto tranne che punte. È chiara la volontà di Allegri di sguazzare nel minimo svantaggio e giocarsi tutto negli ultimi minuti. Che poi sia uno spettacolo da girarsi dall’altra parte per guardare Manchester City-Arsenal - è lapalissiano, ma di certo non una novità per quanto riguarda Max.

 

 

Il resto lo fa la gestione dei calciatori, un filo egoistica: ok vincere, ma senza compromettere il prossimo mese. C’è troppa carne al fuoco per bruciarsi, ci sono troppe partite davanti per dare tutto in una semifinale di Coppa Italia, che da trofeo fondamentale è diventato il trofeo in più. Non è una questione di stanchezza, è solo un onesto calcolo. Quello dell’Inter è giusto, il massimo con il minimo sforzo. Quello della Juve è sbagliato: delle due, non era la Signora ad aver più bisogno della coppetta?