Inchiesta Prisma
Juventus in Serie B, la situazione può precipitare: tutto "grazie" a Paratici
Col passare delle settimane l’inchiesta Prisma acquisisce dettagli sempre più oscuri sulla situazione finanziaria della Juve. Maurizio Lombardo, l’ex segretario generale del club bianconero che si occupava dei contratti di casa Juve prima di essere liquidato dopo 9 anni il 29 ottobre 2020 (gli dissero: «Paolo Morganti è più manager di te»), ha rilasciato la sua deposizione ai pm e ai militari della Guardia di Finanza. Le sue parole fanno tremare la dirigenza (e la ex dirigenza) del club bianconero, come Fabio Paratici, ora al Tottenham: «Aveva smanie di onnipotenza, voleva acquistare giocatori anche tramite altre squadre per ostacolare le altre».
Come? Secondo Lombardo alcuni club avrebbero fatto da «banca» per permettere alla Juve di segnare plusvalenze a bilancio. Accuse gravi che mettono sempre più nei guai la Juve che potrebbero far rischiare anche una retrocessione al club bianconero. Era proprio Lombardo a custodire le side letter in una valigetta che «era sempre con me, anche a casa», perché poteva capitare «anche di notte» di essere chiamato da Paratici.
COMPRAVENDITA
Tra le società citate da Lombardo ci sono Cagliari, Sassuolo e Atalanta. Lombardo potrebbe ormai essere considerato un vero teste chiave, visto che oltre ad avere materialmente tenuto le carte in mano (sostiene che Marco Re, ex direttore finanziario, e Cesare Gabasio, avvocato e attuale capo ufficio legale del club, gli abbiano chiesto di non tenerle in ufficio) ha spiegato il funzionamento dei meccanismi di compravendita dei calciatori. Innanzitutto non bisognava depositare determinati documenti in Lega per poter generare plusvalenza, poi, quando il duo Cherubini-Paratici prese a tutti gli effetti il posto di Beppe Marotta, gli affari venivano chiusi in modo ben più complesso: «Loro dicevano: 'Viene uno a parametro zero, ma diamo un milione a un agente'. Io dicevo no, Marotta si rifiutava di firmare». In attesa dell’esito del ricorso presentato dalla Signora presso il Collegio di Garanzia del Coni in merito alla penalizzazione di 15 punti in classifica inflitta dalla Figc, continua a tenere banco l’altro filone di anomalie contabili, quello legato agli stipendi. Intanto dopo il caso-CR7, ora è la situazione di Paulo Dybala a destare più preoccupazione in casa Juve.
DILAZIONARE PAGAMENTI
L’argentino, infatti, deve ancora incassare circa 3,7 milioni di stipendi arretrati, che sono molti meno rispetto ai 19,9 milioni di pendenza con Cristiano Ronaldo, ma abbastanza per alimentare il sospetto del gruppo di magistrati che comprende Ciro Santoriello, Mario Bendoni e l’aggiunto Marco Gianoglio, e cioè che la Juve abbia ritoccato i propri conti sfruttando oltre alle plusvalenze anche due manovre stipendi legate al periodo Covid, volte a dilazionare i pagamenti delle mensilità dei calciatori con formule extra-bilancio. Nel caso di Dybala, il club si sarebbe impegnato a versargli il dovuto entro gennaio scorso. Agli investigatori Dybala ha spiegato: «So che ad aprile 2023 la Juventus ha l’ultima opportunità di pagare quei 3 milioni circa. In caso contrario il mio avvocato farà delle richieste per iscritto, anche se io spero di non arrivare a tanto».
Insomma, soldi o causa. Ma in ogni caso il lieto fine sarebbe comunque di là da venire, perché il corrispettivo reclamato da Dybala si trova ricompreso in una voce del bilancio bianconero 2021/22 chiamata “fondo rischi”, quello di CR7 non c’è proprio. Essendo quella voce accompagnata da corrispondenze scritte tra il calciatore argentino e la Juve, con tanto di firme, ma non essendo state depositate in Lega, rappresentano scritture private non in linea con gli obblighi previsti dalla Procura federale che, a differenza del caso-Ronaldo, potrebbero costare una squalifica alla Joya.