Siamo italiani

Il calcio italiano si è risvegliato? Guai a festeggiare

Fabrizio Biasin

Siccome siamo italiani e ci piace esagerare... stiamo esagerando. Se fino a ieri l’altro era tutto un «quanto facciamo schifo» e «ma dove vogliamo andare col nostro calcio da quattro soldi» e «siamo il quarto mondo pallonaro» e così via, ora, dopo le partite di andata degli ottavi di Champions è tutta una celebrazione: «Siamo rinati!», «conquisteremo l’Europa!», «che belli che siamo alla faccia degli inglesi». Ed è vero, gli inglesi hanno preso gli schiaffoni (pareggio per il City, sconfitte per Chelsea, Liverpool e Tottenham, per un totale di zero vittorie in quattro partite) ed è altrettanto vero, noialtri con i successi di Napoli, Milan e Inter ci siamo fatti belli agli occhi del Vecchio Continente ma... calma. E “calma” lo diciamo per due motivi. Il primo: erano solo partite di “andata”. No perché qui c’è già la corsa a ipotizzare gli accoppiamenti nei quarti, attualmente ancora lontanissimi. Cioè, la squadra di Spalletti per quello che ha fatto vedere può stare più che tranquilla, ma i “cugini” milanesi tra trasferta di Oporto (l’Inter) e quella di Londra (il Milan contro il Tottenham) dovranno faticare assai.

Il secondo motivo: se anche dovesse filare tutto liscio e dovessimo servire un clamoroso tris tricolore tra le otto grandi d’Europa, sarebbe soltanto per meriti dei singoli club e non certo del calcio italiano in quanto “sistema”. Napoli e Milan sono la rappresentazione pratica che il binomio “bilancio sano/risultati” non è solo utopia, l’Inter dopo gli anni delle vacche grassissime non butta più via un euro, tra sessioni di mercato passate a contare le cento lire e monte ingaggi che piano piano smagrisce.T utto questo è certamente positivo, ma non è affatto la riprova che il nostro pallone si stia finalmente rialzando dopo gli anni delle figuracce. Torneremo a brillare quando rivedremo il grano e rivedremo il grano quando “a monte” decideranno di fare squadra, quando il nostro prodotto sarà più appetibile all’estero e i quattrini dei diritti tv aumenteranno, quando i nostri club potranno disporre di stadi di proprietà e, di conseguenza, dei liquidi necessari per costruire squadre all’altezza che non dipendano solo dalle scommesse. Quelle, le scommesse, per definizione possono andare bene o male; se quest’anno sembra che tutto proceda per il meglio è certo che sul lungo periodo le buone notizie saranno solo per chi il grano lo produce a strafottere. Il calcio inglese, per dire. Finale ad effetto: stiamo facendo un figurone, ma evitiamo di auto-incensarci, ché il rischio concreto è di ritrovarsi a dire «ti ricordi quando sembravamo fortissimi?». Ecco.