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Baschirotto, supereroe della Serie A: nemmeno 1 minuto saltato

Leonardo Iannacci

La frase, con una punta di cattiveria intinta nell’ignoranza (calcistica) la pronunciò un noto allenatore di serie A a inizio campionato: «Il Lecce farà fatica dietro, con quel Baschi retto o Baschirotto come diavolo si chiama, dovrà arrangiarsi a non farsi forare troppo». Parole al vento. Federico Baschirotto, veneto di Isola della Scala, a 26 anni ha scalato molte vette nel romanzo della sua vita calcistica passata attraverso squadre di provincia e realtà piccole ma fragranti come Forlì, Viterbese, Cuneo e Ascoli. Ogni anno, un balzello guadagnato.

Poi, la scorsa estate, dopo una stagione stellare ad Ascoli, le doti da stopper roccioso con nitide caratteristiche d’altri tempi, hanno aperto gli occhi a un esperto pirata del calciomercato, quel Pantaleo Corvino che ha creato negli ultimi 30 anni realtà belle e vincenti. «Lo stavo seguendo da tempo, quando giocava ad Ascoli mi aveva colpito la fisicità di questo difensore unita a una rapidità non comune e alla capacità di trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto», ha spiegato Corvino, architetto del Lecce dei miracoli che è stato in grado di mettere in fila 27 punti in 23 partite e, domenica scorsa, di essere protagonista del blitz a Bergamo.

ATALANTA NEL DESTINO
L’Atalanta, invero, sembra proprio nel destino di Baschirotto, unico giocatore di A a non aver saltato neppure un minuto in campo: nella gara d’andata contro la Dea, questo atleta amante delle diete più ferree e con un fisico scolpito nel marmo, segnò il primo dei suoi tre gol già nella massima serie (contro Cremonese e Milan le altre due prodezze). Il suo è un salto nell’olimpo del calcio che ha il sapore della favola. A Lecce questo gladiatore al lenato da Marco Baroni, a suo tempo centrale difensivo e, ora, attratto dagli stopper che badano al sodo invece che alle masochistiche “partenze dal basso”, è molto amato dai tifosi. Personaggio a 360 gradi, Baschirotto è stato protagonista, a Bergamo, di un episodio simpatico che ne sottolinea l’essenza di calciatore e di uomo con la schiena diritta: nel riscaldamento effettuato prima del fischio di inizio, Federico ha involontariamente colpi to una ragazza sugli spalti.

Ricordandosi del fatto, al termine della partita il difensore -culturista si è recato sotto il settore occupato dalla ragazza “vittima” della pallonata per scusarsi e per consegnarle la propria maglietta. Questa sana filosofia di vita, mista a un’educazione e a un candore insolito nei cosiddetti dei del calcio, è sottolineata dalle parole che Federico ama ripetere: «Non avendo talento mi alleno sempre un’oretta più degli altri. Del lavoro ho la cultura, imparata nell’azienda contadina di famiglia dove allevavo bestiame e passavo ore nei campi. Quando entro in campo mi diverto, sono come un bambino. L'ho sognata tanto questa Serie A e ogni pallone che tocco è una gioia. Io vengo dal basso, dalla provincia di Verona e la tifoseria, per me, è un valore aggiunto che mi aiuta». Chissà cosa penserà, se legge queste righe, quell’allenatore di A che, l’estate scorsa, confondeva Baschirotto con Baschiretto...