La cavalcata

Napoli, "anche in Champions League": il piano di Spalletti

Claudio Savelli

Per anni Luciano Spalletti ha guardato la Champions League come punto d’arrivo della sua carriera. D’altronde sia alla Roma sia all’Inter gli veniva chiesto l’ingresso tra le prime quattro, nulla di più, di conseguenza era contento di partecipare alla competizione e di ben figurare. Di certo non puntava alla vittoria finale. Ora dovrebbe farlo perché un’annata così, con un Napoli così, difficilmente si ripeterà. In campionato ha scavato un solco di 15 punti con altrettante giornate ancora da disputare. Vuol dire che ha un margine netto di cinque sconfitte. Può perdere un terzo delle partite che restano.

 

 

È un bonus che nessun’altra partecipante alla Champions possiede. Peraltro è un’edizione in cui non sembra esistere una squadra perfetta: Liverpool e Chelsea sono in difficoltà in Premier perché alla fine e all’inizio di un ciclo, il Real Madrid non tiene il passo del Barcellona in Liga, l’Arsenal non c’è, il Bayern non domina la Bundesliga e potrebbe eliminare il Psg, il Manchester City mostra qualche difetto. La sfida all’Eintracht- la squadra apparentemente più morbida della sedici rimaste - di domani (alle 21, diretta Canale 5 e Sky Sport) dirà se il Napoli è pronto ad assumersi la responsabilità di un ruolo tra le favorite.

 

 

Fuori dall’Italia è già stato assegnato, solo che nel Golfo si fa finta di non sentire. È la conferma di un cambio di prospettiva che riguarda anche Spalletti. Se un tempo il mister studiava i colleghi in Champions, ora sono questi ultimi ad osservare lui come modello. Vedi Klopp che, prima di affrontare il Napoli nel girone e prima che la stagione azzurra diventasse una corsa praticamente perfetta, segnalava il lavoro di Luciano. Può essere l’anno della redenzione. Il calcio sta restituendo qualcosa ad un uomo che ha dato più di quanto abbia finora ricevuto. Si prenda tutto, Spalletti. E anche di più.