Caso plusvalenze
Juventus, la sentenza sulle plusvalenze: 15 punti di penalizzazione
Sanzioni solo per la Juventus e 15 punti di penalizzazione. Stangata sui bianconeri: la Corte federale ha accolto l'istanza per revocazione del processo sulle plusvalenze presentata dalla procura della Figc, la Federcalcio italiana. Si riapre così il procedimento sportivo a carico della Juve: sanzioni solo per il club bianconero e i suoi dirigenti, sono stati invece prosciolte le altre squadre. Con questa penalizzazione, la squadra allenata da Max Allegri scende da 37 punti attuali (terza in classifica, a -10 dal Napoli, -1 dal Milan e a pari punti con l'Inter) a 22 punti, undicesimo posto (insieme a Bologna ed Empoli), lontana 12 punti dalla zona Champions (con la Lazio quarta). Pesantissime anche le sanzioni per i dirigenti: 2 anni e mezzo di inibizione per Paratici, 2 anni ad Agnelli e Arrivabene, 1 anno e 4 mesi a Cherubini, 8 mesi a Nedved
Il procuratore della Figc Giuseppe Chinè in giornata aveva chiesto 9 punti di penalizzazione per la Juve. Chiné aveva inoltre richiesto l'inibizione di 20 mesi e 10 giorni per Paratici, 16 mesi per Andrea Agnelli, 12 mesi per Nedved, Garimberti e Arrivabene, 10 mesi e 20 giorni per Cherubini. Per gli altri club coinvolti le richieste sono le stesse del primo procedimento. Collegati da remoto in udienza il nuovo presidente bianconero Ferrero, il ds Cherubini e l'ex ds Paratici. Vista la gravità dei fatti contestati e l'impatto avuto dal punto di vista sportivo sui campionati, la richiesta di Chinè è di una sanzione davvero afflittiva che di fatto, terrebbe la Juve fuori dall'Europa. Le sanzioni per la Juve sono aumentate alla luce delle nuove carte e di quanto emerso nel processo Prisma. L'udienza presso la Corte federale d'Appello a sezioni unite, aveva come oggetto la discussione sull'istanza di revoca della sentenza di assoluzione presentata dalla Procura della Figc relativa alla riapertura del caso plusvalenze che vede coinvolta la Juventus e altri 8 club (Sampdoria, Empoli, Genoa, Parma, Pisa, Pescara, Pro Vercelli e il vecchio Novara). Nella vicenda sono coinvolti anche 52 dirigenti o ex dirigenti I club coinvolti sono stati già assolti prima dal Tribunale federale e poi dalla stessa Corte d'appello, ma secondo la Procura Federale ci sarebbero nuove prove, impossibili da acquisire per un organo come quello della Federcalcio, che dimostrano la colpevolezza delle società.
Per i difensori della Juventus il ricorso era "inammissibile, in ragione dell'assenza, nel caso in esame, dei presupposti applicativi di tale mezzo di impugnazione straordinario", cioè di "fatti nuovi", secondo il principio per cui "nessuno può essere perseguito o condannato penalmente dalla giurisdizione dello stesso Stato per un reato per il quale è già stato assolto o condannato a seguito di una sentenza definitiva conformemente alla legge e alla procedura penale di tale Stato". "Nessuno degli elementi valorizzati dalla procura Federale - hanno sottolineato i legali bianconeri - dimostra l'esistenza di una artificiosa sopra-valutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori alle predette operazioni, con ciò rendendosi piena infondatezza dell'odierno ricorso".