Addio al Re

Pelè morto, la decisione senza precedenti di Bolsonaro

Se n'è andato il più grande del mondo? La morte di Pelè, al secolo Edson Arantes do Nascimento, non scioglie il dubbio più amato dagli appassionati di calcio del pianeta, ma di sicuro certifica il ruolo di o Rey, o la perla nera, nell'immaginario collettivo, non solo del Brasile: con l'82enne, scomparso dopo una lunga malattia, se ne va il volto, il corpo, il simbolo e il nome che ha fatto diventare il pallone un fenomeno globale. Poi è arrivato Diego Armando Maradona, oggi c'è Leo Messi, domani chissà. Ma Pelè è il calcio, semplice. E lo è diventato quando ancora stava giocando. 

Per il Brasile, in realtà, era e sarà sempre qualcosa in più. La prova è la decisione del presidente uscente Jair Bolsonaro, che domenica lascierà l'incarico a Lula: tre giorni di lutto in tutto il Paese, stabiliti in un decreto pubblicato in un'edizione straordinaria della gazzetta governativa. "Pelè ha fatto conoscere il Brasile al mondo intero - ha spiegato Bolsonaro -, ha trasformato il calcio in felicità e in un'arte". E per una volta, ai di là della retorica, il presidente della Fifa Gianni Infantino ha espresso un pensiero che troverà tutti d'accordo: la vita di Pelè è andata oltre il calcio. 

"Per tutti coloro che amano il bel gioco, questo è il giorno che non avremmo mai voluto arrivasse. Il giorno in cui abbiamo perso Pelè", spiega Infantino nel comunicato Fifa. "Oggi, tutti noi piangiamo la perdita della presenza fisica del nostro caro Pelè, ma lui ha raggiunto l'immortalità molto tempo fa e quindi sarà con noi per l'eternità. La sua abilità e la sua immaginazione erano incomparabili. Pele ha fatto cose che nessun altro giocatore si sarebbe mai sognato di fare - ha proseguito - soprattutto, il 'Re' saliva sul trono con il sorriso sulle labbra. Il calcio poteva essere brutale a quei tempi, e Pelè era spesso sottoposto a trattamenti duri. Ma, pur sapendo farsi valere, è sempre stato un uomo di sport esemplare, con un autentico rispetto per gli avversari". Infantino ha aggiunto: "Pelè aveva una presenza magnetica e, quando eri con lui, il resto del mondo si fermava. La sua vita va oltre il calcio. Ha cambiato le percezioni in meglio in Brasile, in Sud America e in tutto il mondo". 

Sui siti online dei principali media internazionali viene celebrato Pelè come l'indiscusso "Re" del calcio, 'O Rei'. Le Monde in Francia parla di "leggenda del calcio mondiale", per il britannico The Sun è stato "Il più grande di tutti i tempi" che è riuscito a trasformare "Il calcio in arte". Sul sito del Washington Post si titola "Il Re del calcio. Veloce, agile, abile con entrambi i piedi e preciso nei colpi di testa, ha aiutato il Brasile a vincere tre titoli mondiali". Per Usa Today Pelè è "considerato da molti il più grande calciatore di sempre"; mentre per il Financial Times Pelè è morto "dopo una carriera calcistica stellare per il Brasile". "Pelè esce di scena come il più grande di tutti i Mondiali di calcio, l'unico con tre titoli" celebra il sito brasiliano O Globo; "Il re del calcio, muore a 82 anni a San Paolo", scrive il Jornal do Brasil; per A Tribuna è stato 'unico, leggendario ed eterno'. La stampa argentina evita di definirlo 'il più grande in assoluto' evitando paragoni con i campioni nazionali come Maradona e Messi. La Nation, uno dei più importanti quotidiani argentini ha annunciato la morte di Pelè titolando con "L'artista del calcio che ha portato il Brasile in cima al mondo e ha deciso di rimanervi seduto" per poi spiegare che si tratta di "Uno dei più grandi calciatori della storia". "La prima grande stella mondiale del calcio", evidenzia il sito argentino Clarin

Resterà nella storia il mancato, pieno duello tra il brasiliano e Gianni Rivera, in campo solo 6 minuti nella finalissima del Mondiale di Mexico 70. "Se non ci fosse stato il calcio lo avrebbe sicuramente inventato", ricorda l'ex bandiera del Milan e stella della Nazionale azzurra negli anni Sessanta e Settanta. "L'ho sempre considerato il più grande di tutti i tempi, sapeva utilizzare entrambi i piedi allo stesso modo, con la stessa sensibilità e con la stessa potenza". "Avevamo un ottimo rapporto e sono veramente dispiaciuto della sua scomparsa - ha ricordato Rivera su Facebook -, mi sembra inutile tentare di fare una classifica fra chi era più bravo tra lui e gli altri grandi calciatori di tutti i tempi. Altafini mi ha raccontato una volta che era bravo anche in porta! Un giorno prima di iniziare gli allenamenti con il Santos, la sua squadra, si mise d'accordo con l'allenatore per fingersi un nuovo portiere che voleva essere assunto. Nessuno si accorse che era lui e parò tutti i tiri che gli fecero i compagni dal limite dell'area di rigore!!! Questo è sufficiente per capire chi è stato".