I motivi
Tiémoué Bakayoko, la verità: ecco perché stato fermato. Ora tutto torna
Attimi di terrore, prima che tutto si risolvesse senza conseguenze per Tiémoué Bakayoko. La notizia della perquisizione subita dalla polizia di Milano nella giornata di lunedì 18 luglio, tra piazza Gae Aulenti e Corso Como, è risultata a tutti, suscitando parecchio scalpore. Fanno però discutere le modalità con cui la polizia ha agito nei confronti del centrocampista del Milan: prima con durezza, per poi abbassare le armi e concludere l’attività. Dalla Questura, che è stata contattata da Fanpage.it, hanno fatto sapere che: "Dopo un primo controllo e seguendo tutte le procedure del caso — è stato commentato — considerato che i colleghi, che hanno agito in maniera ineccepibile, convinti di essere intervenuti per dei colpi da arma da fuoco, appena hanno visto che si trattava di Bakayoko, hanno capito di essersi trovati di fronte a un malinteso”.
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Bakayoko, stessa maglia verde del tizio che aveva sparato
L'episodio risale alla notte del 3 luglio. Tutto ha inizio con la polizia riceve una segnalazione: in Corso Como qualcuno ha sparato in strada. Dagli accertamenti, emerge che i colpi siano partiti da un'arma ad aria compressa. Tramite le descrizione dei presenti, gli agenti risalgono all'aspetto fisico dei responsabili: si tratta di due persone di origine centro-africana, che si trovano a bordo di un Suv. Uno dei due avrebbe inoltre una maglietta verde. La centrale dirama la nota audio così da concentrare le ricerche nella zona interessata. In quello stesso momento, per quello che la Questura definisce "un incrocio di coincidenze", transita nella stessa area il calciatore francese. Bakayoko è a bordo del suo Suv di grossa cilindrata e fatalità, quella sera stessa, indossa una maglietta verde: "Tutte le descrizioni combaciavano con lui", spiegano ancora da via Fatebenefratelli.
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La scoperta che la persona è il calciatore, la fine del controllo
Gli agenti non hanno però il numero di targa, prosegue nel racconto Fanpage: a parte la somiglianza tra il veicolo del calciatore e quello descritto dai testimoni, non c'è alcun elemento certi. Solo sospetti, che fanno partire il controllo della polizia. Il giocatore viene fatto scendere dall'auto: mentre un agente lo perquisisce energicamente, una collega ha la pistola puntata contro un passeggero. Una procedura che sarebbe giustificata dal fatto che la volante è intervenuta perché sospetta che gli individui all'interno del Suv siano in possesso di armi. A un certo punto, un altro agente si avvicina al collega che sta svolgendo la perquisizione e gli spiega che l'uomo fermato è proprio il calciatore. Appresa la notizia, la poliziotta abbassa l'arma, controlla a malapena l'interno dell’auto, mentre nel frattempo il collega libera Bakayoko. La Questura non è stata in grado di spiegare il perché, appena appreso che si trattasse di un personaggio famoso, abbia interrotto il controllo senza accertarsi se il calciatore potesse essere comunque l'autore del gesto. Una ipotesi formulata dalla Questura è che la seconda volante intervenuta avrebbe controllato l'auto e, dopo essersi resi conto che non ci fossero armi e che la persona perquisita fosse Bakayoko, abbia deciso di porre fine a quell'intervento.