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Milinkovic-Savic prigioniero di Lotito: ecco cosa c'è dietro
Strano ma vero, Sergej Milinkovic-Savic è ancora al suo posto. La certificazione di miglior centrocampista della serie A solitamente contiene un biglietto aereo per il campionato più ricco e competitivo del mondo, come è accaduto con i vari Lukaku, Pogba e compagnia negli scorsi anni, invece nulla si muove. E il Sergente, di conseguenza, non si schioda da Roma. Ha appena chiuso la settima stagione alla Lazio e sta per cominciare l'ottava: una longevità d'altri tempi per un calciatore così brillante, che ai biancocelesti non può certo chiedere l'ingaggio che un club di Premier è in grado di offrirgli (almeno il doppio rispetto agli attuali 3,2 milioni fino al 2024). Una stranezza considerando che ogni maledetta estate finisce sul taccuino di tutti ma poi rimane sulla lavagnetta dell'allenatore della Lazio, in questo caso Maurizio Sarri. Con il mister è nato un rapporto di reciproca riconoscenza. Sarri è infatti il motivo per cui il rendimento di Milinkovic-Savic ha raggiunto l'apice lo scorso anno e il serbo è a sua volta la ragione per cui il tecnico può aspirare ad un ulteriore upgrade nell'immediato futuro. Fosse un giocatore di basket come mamma Milana Savic, ex campionessa serba, si direbbe che l'ultimo campionato è stato chiuso in "doppia doppia": 11 gol e altrettanti assist.
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SI ACCONTENTA Milinkovic è consapevole che difficilmente altrove raggiungerebbe un simile rendimento e per questo non forza la cessione: si accontenta e gode. Sa anche che non sarebbe apprezzato come a Roma, almeno non subito. Osservando i Lukaku e i Pogba di cui sopra, si è reso conto che cambiare casacca e magari anche campionato è una scommessa e non sempre paga i dividendi. L'altra variabile che rende il caso di Milinkovic-Savic strano, unico e forse irripetibile è Lotito. Il presidente ha dichiarato di «aver rifiutato un'offerta da 110 milioni» nell'agosto 2018, quando il serbo aveva 23 anni. Ora che ne ha 27 ed è all'apice dello splendore, l'Arsenal ne offre 55, la metà: per il numero uno biancoceleste è logico dire «no, grazie» e per le squadre italiane, tra cui soprattutto la Juventus che lo desidera da anni, è doveroso valutare soluzioni più economiche. Quello di Lotito è un gesto tanto ammirevole quanto rischioso perché da un lato permette alla Lazio di godere di un talento sopra la media della rosa, dall'altro impedisce di guadagnarci il massimo possibile e investire quei soldi per costruire una rosa più bilanciata e competitiva. Il paradosso, infatti, è che per un Milinkovic in campo c'è almeno un ruolo scoperto, ad esempio il terzino sinistro, e altri di certo non all'altezza.
L'ECOSISTEMA Il presidente resiste perché pensa di cascare in piedi in ogni caso. E probabilmente ha ragione. Ha avuto il merito di trasformare un lusso che la Lazio non potrebbe permettersi perché una Champions in sette stagioni è poco per un giocatore così - nel centro del suo ecosistema. Senza Milinkovic-Savic non c'è la Lazio e senza Lazio non riesce a stare Milinkovic-Savic. È un bel matrimonio, finché "offerta fuori mercato" non ci separi.