Finita?

Marc Marquez, "povero, non so se...". Tam tam impazzito sull'infortunio

Sedici giugno, non una data qualsiasi: quest’anno l’eterno Giacomo Agostini fa 80 anni. E intanto nella sua casa sui colli di Bergamo ha parlato a Giorgio Terruzzi, in un’intervista uscita sul Corriere della Sera. In carriera 15 Mondiali, 123 vittorie. Un pilota indimenticabile e per sempre nella storia: “Ci ha provato Mick Doohan, si è avvicinato Valentino Rossi ma si è fermato a quota nove con 115 vittorie — esordisce — Marc Marquez diceva: non voglio batterti. Risposi: non è vero, puoi farcela. A patto di invitarmi alla festa. È in difficoltà, povero Marc, non so se riuscirà a tornare quel fenomeno che è stato”.

 

 

 

 

“Non volevo sposarmi, mi sono deciso a 46 anni” - In carriera il piano B non c’è mai stato: “Ero innamorato delle due ruote, qualcuno mi chiese se è mai esistito un piano B. Macché. Troppa gioia — aggiunge Agostini — È bello provarci e poi vincere una gara e poi un campionato italiano e poi un titolo mondiale. Non mi aspettavo di ricevere così tanto. In Belgio, avevo 25 anni, c'erano i minatori italiani a vedermi. Ripetevano: grazie, domani porteremo là sotto il nostro tricolore. Era una rivalsa preziosa. Sono stato a visitare quelle miniere e ho compreso da adulto ciò che non comprendevo allora. La famiglia è una cosa diversa. Non volevo sposarmi, mi sono deciso a 46 anni”. E ancora: “Molti colleghi portavano in pista la famiglia. Vedevo i bambini salutare papà in griglia. Pensavo: non riuscirei mai a farlo — dice ancora ‘Ago’ — Si moriva in un attimo allora. Più avanti è stato più facile ed è stato bello condividere, crescere i figli, volersi bene, comprenderci. Sì, due tipi di amore”.

 

 

 

 

Il Commendatore Enzo e la possibilità di correre in Ferrari svanita - Così come Valentino, anche Agostini fu vicino all’ipotesi di correre con la Ferrari: “Enzo mi fece provare una macchina a Modena — racconta ancora Agostini — Disse: se vuoi correre con noi il posto c'è. Ero lusingato caspita, la Ferrari! Tre giorni e tre notti a riflettere. Alla fine pensai che avevo scelto la moto sin da bambino, che la mia passione era quella lì. Come un dono ricevuto misteriosamente. Vincevo, ero felice: perché tradire ciò che la natura mi aveva dato?”. In carriera un pilota con regole rigide, come il fatto di andare a letto alle 23 per essere concentrato il giorno dopo in gara: “Ai meccanici dell'MV, espertissimi, facevo una quantità di domande, volevo controllare questo e quello anche se ero l'ultimo arrivato. Si indispettivano, mi frenavo — spiega il 15 volte iridato — Sino a quando saltò una catena non verificata. Da allora fu rispetto reciproco. Desideravo che tutto fosse al cento per cento”. E ancora: “Cominciai a prepararmi fisicamente, a curare l'alimentazione, ad evitare di fare la bella vita. Alle 23, a letto. Solo — prosegue — Trasgredii una sola volta, a Riccione, era una bella sera, era bella la ragazza e stavamo su un gommone cullato dall'acqua. Pentitissimo. Il giorno dopo vinsi ma non bastò a farmi cambiare regola”.

 

 

 

 

Quell’incontro con Muhammad Alì e l’Avvocato Agnelli - Il ricordo, quindi, va a quella serata insieme a un altro eterno: Muhammad Alì: “Io affascinato dalla sua personalità, da quell'eleganza straordinaria — racconta Ago — Marcos, presidente delle Filippine e sua moglie Imelda che mi invitò a ballare, alta ben più di me, mi vergognavo da matti”. E a quella serata con Gianni Agnelli: “Una volta lo incontrai circondato da amici e amiche, compresa una mia fidanzatina — conclude — Ma come, avvocato, mi ruba le ragazze?” Infine Saragat e Ciampi, “presidenti della Repubblica che mi hanno nominato cavaliere e commendatore”.