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F1, Nicola Larini e il commovente ricordo: "Sul podio a Imola mentre Senna moriva"

Lorenzo Pastuglia

Il tanto inseguito podio in F1, arrivò nel weekend più tragico di sempre. Era il GP di Imola 1994, e allora Nicola Larini sulla Ferrari 412 T1 si piazzò secondo dietro alla Benetton di Michael Schumacher. Mala sua gioia, quella domenica, verrà vanificata dalla morte di Ayrton Senna per lo schianto del Tamburello. Il 58enne toscano è sicuro: «Avrei voluto questo risultato in un altro GP». Raccontandoci le emozioni di allora, si è poi focalizzato sul presente, perché domenica alle 15 il Mondiale di F1 riparte proprio dal Santerno.


Dopo i circuiti cittadini, tornano le curve di Imola. Chi vince dove può deciderla?
«Con il Drs, due tratti possono essere decisivi per i sorpassi: Rivazza-Tamburello, e quello tra le Acque Minerali, dove bisogna uscire molto forte in curva, e la Variante Alta.
L'asfalto è ottimo e porta grip, ma questa pista non perdona il minimo errore».

Ferrari potente e finora più affidabile della Red Bull, chi è favorita?
«Verstappen a Imola ha vinto nel 2021, Leclerc è più in palla in questo avvio. Se la Red Bull regge dopo i due ritiri di Sakhir e Melbourne, allora sarà battaglia. E occhio al maltempo: può cambiare tutto».


Ci sarà un ritorno della Mercedes?
«Migliorerà, ma di sicuro non sarà alla pari di Ferrari e Red Bull. E Russell sta creando non pochi problemi a Hamilton, data la voglia di emergere.
Di sicuro Lewis non ha un compagno "facile" come con Bottas in passato».

Sainz ha rinnovato fino al 2024, un bene per la Ferrari?
«Carlos è il pilota giusto, un ottimo compagno per Leclerc che non crea problemi. Ma sa che dovrà rassegnarsi a fare il guardaspalle di Charles, col passo-gara migliore. Per me i regimi di squadra sono già decisi».

Con l'addio di Giovinazzi a fine 2021, questa F1 è avaradi piloti italiani...
«Non per le loro qualità, ma per disponibilità economiche. Una volta qualche pilota portava budget importanti, ma nulla a che vedere con quelli di oggi. Io lo vedo già dai giovani sui kart, ci sono genitori che comprano un team per il loro figlio. Al mio 14enne, Davide, dico di non pensare alla competizione, meglio trovarsi un ruolo all'interno del Motorsport».

In F1 ha conquistato un podio, proprio a Imola in quel maledetto GP del 1994: non poteva esserci weekend più triste.
«Sono salito sul podio quando la morte di Senna non era ancora stata ufficializzata, ma l'incidente di Barrichello venerdì e l'altra morte di Ratzen berger (nelle qualifiche del sabato, ndr) cambiarono di netto l'umore all'interno del paddock. Era meglio arrivare tra i primi tre in un'altra gara».

Che pilota era Ayrton fuori dalle piste?
«Uno riservato, ma che ha cambiato l'atteggiamento degli altri piloti da lì in avanti. Una volta c'era un gran cinema, e le guide portavano spesso tante donne nel paddock.
Con lui si è tornati alla professionalità, cambiando le generazioni a venire. Ricordo le tante chiacchierate, anche quella di qualche ora prima della sua morte. O quando andai a trovarlo nella sua villa in Brasile, ad Angra dos Reis. Furono belle giornate».

Nel 1991 Senna poteva essere suo compagno di squadra in Ferrari, prima che il presidente Piero Fusaro si oppose. Come andò?
«Chi era sopra a Fiorio (allora direttore sportivo Ferrari, ndr) purtroppo decise diversamente. Sapevo che Cesare mi voleva, ma sarei arrivato solo a una condizione: se Alain Prost avesse deciso di cambiare aria». Facendo una top-3, i più grandi dei suoi tempi? «Senna davanti a tutti, poi Schumacher e Prost».