Nel mirino
Jannik Sinner, la vergogna di chi vomita presunzione sul tennista: voi cosa avreste fatto?
Sono irritanti la saccenza e la presunzione vomitate sul numero 11 del mondo Jannik Sinner, ritiratosi dal Miami Open per colpa delle vesciche ai piedi dopo soli cinque giochi, mentre stava perdendo 4-1 contro il 23enne argentino Francisco Cerundolo, numero 122 Atp, tre anni più anziano del gioiello azzurro, evidentemente baciato dalla fortuna per l'insperata semifinale: lui che fino ad ora non era mai stato fra i primi otto in un Atp 1000. Mentre Cerundolo se la godeva con signorilità, Sinner gli stringeva la mano e poi furibondo e dolorante lasciava il campo ripiegando negli spogliatoi: lì avrà bestemmiato o avrà mantenuto la calma alto-atesina, non si sa, di sicuro avrà fatto quello che voleva e che era sua prerogativa, come lo era il fatto di lasciare match senza dover spiegazioni a nessuno che non fossero l'arbitro e l'avversario. Il diritto alla sconfitta è una concessione ineludibile, ognuno lo gestisce nel modo che ritiene appropriato. Ai tempi della Samp Vialli sfondò una porta con un pugno, Montezemolo sfasciò la tv per una sconfitta della Ferrari. Che c'azzecca "Nadal l'avrebbe fatto", oppure "Federer una volta è rientrato perfino in borghese"?
Invece no. Nell'anno di grazia 2022 la cloaca dei social, certi media baciapile ed anche ex rappresentanti di entità sportive non trovano di meglio che bacchettare Sinner (sulle vesciche...) per essersene andato senza spiegare il perché, senza scusarsi con il pubblico in tribuna né alzare il braccio a mo' di saluto: come se uno dei più forti tennisti al mondo, che per il secondo torneo di fila deve mollare per problemi fisici, debba per prima cosa preoccuparsi di accontentare l'ego di chi gli sta intorno. L'hanno bollato di maleducazione quando invece era solo ferocemente incazzato, gli hanno rinfacciato che c'era gente che aveva pagato costosi biglietti per vederlo giocare sapendo bene che chi va a vedere un evento sportivo deve mettere in conto qualsiasi eventualità. L'imprevedibilità, la sorpresa, perfino una punta di veleno sono il sale dello sport, non sapevamo che nel pacchetto dovesse esserci anche il politicamente corretto a uso e consumo dei moralisti da social media, che vogliono insegnare agli sportivi professionisti come si vince e come si perde. Eh la madonna!
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Non serve spulciare trattati di psicologia per accorgersi che la saccenza e la presunzione di cui sopra sono nient' altro che le figlie di mai superate frustrazioni giovanili. Il campioncino in erba che uno pensava di essere ha dovuto fare a cazzotti con la realtà, finendo ko e ritrovandosi spettatore, giornalista, appassionato oppure addirittura refrattario allo sport. Niente di nuovo né di originale: c'est la vie. Ma fare la morale a chi ce l'ha fatta perché non si comporta come vorrebbero le ipocrite masse è la Coppa del Mondo dei perdenti. Torna in mente l'assurdo caso creato attorno allo spogliatoio dell'Italia dopo il tonfo con la Macedonia. Cestini pieni, cartacce e bottiglie a terra: hanno accusato gli azzurri di essere dei villani, quando ovviamente alla pulizia dei locali c'è gente preposta. Voi cosa avreste fatto dopo aver buttato nel cesso la qualificazione ai Mondiali di calcio? Sareste rimasti a dare lo straccio per terra postandolo sui social per far vedere quanto siete fighi?