MotoGp

Max Biaggi silura Valentino Rossi: "Nessun vuoto, la sua epoca è alle spalle"

Leonardo Iannacci

Rimpianti? Ne ha pochi. Le moto? Le guida solo per divertimento. I ricordi? Ne ha «molti, forse troppi», sottolinea l'ex Corsaro mentre dirige il box del suo team di Moto3, lo Sterilgarda Max Racing. Max sta per Biaggi, il sei volte campione del mondo (quattro in 250 e due in Superbike), ora sospeso tra un passato onusto di gloria e un futuro un po' ansiogeno: «Prima la pandemia, ora la guerra...», sospira all'alba di un motomondiale che accende i motori a Lasail, in Qatar, per il primo dei 21 week-end iridati.

Max, che motomondiale sarà?
«Estenuante, 21 gran premi sono tantissimi. Per il mio team di Moto3 sarà una nuova esperienza. Obiettivo? Vincere almeno un gp e far crescere i due piloti, Sasaki e McPhee».

 

 

Inutile far finta di niente: sarà il primo anno di MotoGp senza il 46 in gara. Sensazioni?
«Rossi ha rappresentato tanto per il nostro mondo. Ma domenica, quando si accenderanno i motori, tutti saranno entrati mentalmente in una nuova era. È la vita che va avanti».

Non ci sarà un vuoto d'immagine?
«Non penso. L'addio di un campione è nella natura delle cose: le moto ci sono state anche dopo i ritiri di Agostini, Dohaan, Roberts, Biaggi e ci sono anche dopo Rossi».

Come sono i rapporti tra voi due, ora?
«Eravamo duellanti veri come lo sono stati Coppie Bartali, Prost e Senna, Totti e Del Piero. Grandi antagonisti, nel bene e nel male. Oggi provo nostalgia e piacere per quegli anni perché io e Vale abbiamo diviso l'Italia e acceso passioni. È stato tutto intenso e bello. Ma sono anche stati anni pieni di una tensione eccessiva».

Una pizza con Vale la mangeresti, oggi?
«Beh, se capita, se mi invita a Tavullia, perché no?».

Nella tua storia sportiva, dicevi, hai pochi rimpianti?
«Uno solo: non essere riuscito a vincere un mondiale in 500. Poi, però, mi sono rifatto in Superbike dove dicevano che la mia guida chirurgica e pulita non fosse adatta. Infatti, ho vinto due mondiali a 40 anni».

MotoGp 2022, chi vince?
«Quartararo, come campione in carica, è il favorito ma Bagnaia lo vedo bene. Può essere l'anno della svolta per Pecco. E occhio a Martin».

 

 

La Ducati ha la moto giusta?
«Sulla carta è un gran mezzo, con la Yamaha il migliore. La sorpresa? L'Aprilia».

Marquez tornerà quello di prima? Molti, in Italia, sperano di no...
«Il talento non evapora. Resta il mistero della sua tenuta fisica. Come sta veramente?».

Dove è finito il Biaggi-playboy? Tanti i flirt, veri o presunti, che ti affibbiavano: Naomi Campbell, Anna Falchi, Adriana Volpe, persino Claudia Shiffer...
«Dovresti chiederlo a qualche tuo collega che lavora nei giornaletti scandalistici. Posso rispondere così: le donne sono sempre state una presenza importante. Da mia mamma a mia figlia passando per le mie compagne».

Oggi chi ti manca? 
«Fabrizio Frizzi, un fratello. Era un angelo sceso dal cielo per errore».

Vero che, nel 1999, stavi per passare in F.1 accanto a Schumacher?
«Feci un test con la Ferrari, andò talmente bene che mi offrirono di fare esperienza nel team Sauber per un anno e poi passare in Ferrari. Dissi di no, ero al top nelle moto e non volevo lasciare il mio amore».