Nicholas Latifi entra nella storia schiantandosi? Cosa non sapete sul "siciliano della Williams": la verità sul disastro
Per Nicholas Latifi, uno che di mestiere fa il pilota di Formula 1, è quasi scontato avere come cantante preferito un tizio che si chiama Drake, rapper come lui canadese il quale, pur avendo come molti suoi tamarri sodali la passionaccia per le supercar (in garage ha circa 8 milioni di euro di macchine), con il Drake di Maranello non c'entra niente. E a giudicare dalle performance in pista, anche il nostro Latifi non dovrebbe avere grosse chance di sedersi in futuro su una Ferrari. Però mai dire mai, dopo quanto successo ad Adu Dhabi. Quello contro il guard rail di Yas Marina, dove Latifi ha sbattuto a 5 giri dalla fine facendo entrare la safety car e togliendo l'iride dalle mani di Hamilton per darla a Verstappen, riscrivendo il Mondiale e l'Albo d'oro del Circus, non è stato un botto contro una dura barriera d'acciaio ma l'ingresso nella Storia attraverso la porta di servizio.
Diventare memorabile combinando un disastro: roba non per tutti. In fondo, quando nel 2008 Timo Glock si beccò i vaffa di Felipe Massa e della Ferrari per essersi fatto superare all'ultima curva di San Paolo da Hamilton (che vinse il suo primo mondiale di un punto), stava facendo il possibile per portare la pellaccia a casa, girando con gomme da asciutto su pista tornata bagnata ben 15 secondi più lento di Lewis. Latifi invece l'ha fatta grossa, tutto da solo, andando a spalmare la sua Williams nello stesso punto già battezzato quattro anni fa in F2. Allora la prese bene, scrivendo su Twitter: «Il mio ingegnere mi diceva sempre che non mi ero mai avvicinato abbastanza a quel muro...non l'ha più detto dopo questo». Ieri ha dovuto quasi chiedere scusa, perché i soliti sciacalli sui social l'hanno ricoperto di sterco visto quanto il suo involontario incidente ha condizionato gli eventi.
Però Nic può stare sereno. Per il 2022 la Williams l'ha già confermato e se in futuro non troverà un sedile Verstappen si farà costruire una Red Bull biposto per portarlo in gara vita natural durante. Certo che in miseria Nicholas non dovrebbe finire, visto che il padre Michael Mehrdad (uomo d'affari iraniano-canadese che detiene pure un 10% della McLaren) si vocifera che nel 2020 abbia portato in dote proprio alla Williams ben 30 milioni di sterline, subentrando col marchio Lavazza come main sponsor (ne è distributore esclusivo in Canada), dopo l'addio di ROKiT, e anche con il marchio Sofina (colosso alimentare nord-americano).
A tifare per Nicholas da casa, a Palermo, c'è nonno Isidoro Russo, padre di mamma Marilena: «È un buon pilota, serio, concentrato, calmo e attento. Alcuni dicono che dovrebbe essere meno calmo», spiegava a corriereitaliano.com. Ventisei anni, Latifi inizia a 14 con i kart e a 17 a correre sul serio, saltando direttamente in F3 e vincendo nel 2012 la sua prima gara a Vallelunga, arrivando settimo nel campionato italianno. Entra nel giro dei giovani talenti Renault che lo ufficializza test driver nel 2016, fino a diventare collaudatore con Racing Point e Williams che, nel 2020, lo promuove pilota titolare in F1 per sostituire Kubica. Prima stagione con l'11esimo posto come miglior risultato, quest' anno è andato a punti in Ungheria (7°) e Belgio (9°), mentre nelle qualifiche del Brasile è riuscito a battere il compagno di squadra George Russell (destinato alla Mercedes) per la prima volta.
Non avesse fatto il pilota, Latifi avrebbe sognato di giocare a basket nella Nba e se avesse la macchina del tempo la guiderebbe per tornare a frequentare la scuola, perché gli annidi lezioni a distanza lo hanno disgustato. Ama i cani, ha due Goldendoodle (incrocio fra Golden Retriever e barboncino), ma intanto si troverà sommerso di lattine di Red Bull. Christian Horner, team principal della scuderia di Verstappen, ha esclamato a fine gara che «lo premieremo con un rifornimento a vita» per ringraziarlo dell'omaggio mondiale. A forza di bere Red Bull, se Latifi non metterà le ali almeno starà con gli occhi aperti...