Nei guai
Juve e plusvalenze, "elemento per la giustizia sportiva": affondo dei pm, la Torino bianconera trema
L'inchiesta penale sulla Juventus e il caso plusvalenze avrà uno seguito anche per la giustizia sportiva. I giudici manderanno gli atti alla giustizia sportivva, solo quando non saranno più coperti dal segreto istruttorio. Si è nel frattempo concluso il primo interrogatorio della settimana, quello di Maurizio Arrivabene, ad della Juventus in procura a Torino, chiamato come persona informata dei fatti sull'inchiesta sul falso in bilancio che sta facendo tremare il mondo del calcio.
L'amministratore delegato della società bianconera in tre ore di audizione, sulle plusvalenze sospette per 282 milioni di tre anni nei conti della squadra, ha risposto alle domande dei pm Mario Bendoni, Ciro Santoriello e dell’aggiunto Marco Gianoglio. Era già stato sentito, sempre come testimone, Federico Cherubini, direttore sportivo, che per quasi dieci ore aveva difeso le operazioni della Juventus, spiegando che si trattava di plusvalenze legali e non viziate da alcuna irregolarità, rivela Repubblica.
Secondo la tesi della procura prima di Arrivabene “ci sarebbe stata una gestione malsana delle plusvalenze" utilizzata come strumento “salva bilanci” per correggere i rischi assunti per alcuni investimenti e i costi connessi ad acquisti e stipendi definiti al telefono “scriteriati”. Arrivabene non figura quindi tra i sei indagati, tuttavia gli uomini della Guardia di finanza avevano perquisito anche il suo ufficio alla ricerca dei documenti utili a chiarire le plusvalenze sospette. All'ad Arrivabene è stato anche chiesto il mistero della scrittura privata con Cristiano Ronaldo, la “carta famosa che non deve esistere teoricamente”, che potrebbe riguardare retribuzioni arretrate della star del calcio. Insomma sulla società bianconera aleggiano timori e possibili sanzioni che potrebbero far piombare ancora una volta la società bianconera nell'incubo Calciopoli.